Si chiamava Simone Di Gregorio il 35enne morto, ieri pomeriggio, in circostanze ancora da chiarire, dopo essere stato bloccato a San Giovanni Teatino. Per accertare le cause del decesso sarà necessario l’esame autoptico. In base a quanto è stato possibile ricostruire, l’uomo, con problemi psichiatrici e in evidente stato di agitazione, è stato visto correre nudo in prossimità del tracciato ferroviario. Aperta l’inchiesta
Sul posto sono intervenuti i carabinieri che per contenerlo hanno utilizzato il taser, ma a quanto pare l’impiego della pistola a impulsi elettrici non si è rivelato efficace. E’ arrivato nel frattempo un equipaggio del 118 e l’uomo, che era particolarmente agitato, è stato caricato in ambulanza; da quanto si apprende è giunto ormai senza vita all’ospedale di Chieti.
Sul fatto indaga il sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Marika Ponziani. L’autopsia dovrà accertare le cause del decesso nonché se l’uomo avesse assunto sostanze o farmaci che potrebbero aver determinato il particolare stato di alterazione. Sulla vicenda viene mantenuto uno stretto riserbo.
L’allarme scatta nel pomeriggio, quando alcuni cittadini telefonano al 112 segnalando un giovane, in evidente stato di alterazione, che – dopo essersi denudato lungo corso Vittorio Emanuele II – si sta accanendo sulla propria automobile. Alla vista dei carabinieri, che tentano di riportarlo alla ragione, l’uomo scappa sul tracciato ferroviario Roma-Pescara e assume un atteggiamento violento. I militari, dopo aver seguito la procedura prevista in questi casi, provano a bloccarlo utilizzando la pistola elettrica, che non è comunque sufficiente per neutralizzarlo. Il giovane viene poi immobilizzato con difficoltà e, sul posto, arrivano gli operatori del 118, che gli somministrano medicinali per tranquillizzarlo. Poco dopo, Di Gregorio perde i sensi: tutte le operazioni di rianimazione vanno a vuoto. Fin qui, la ricostruzione della tragedia.
Sarà ora l’autopsia, che verrà affidata il prossimo 16 agosto, a stabilire le cause della morte. Al momento l’ipotesi di reato che consente di procedere è l’omicidio colposo a carico di ignoti. L’autopsia dovrà accertare se il 35enne avesse assunto medicinali o altre sostanze. Con tutta probabilità verrà acquisita la documentazione sanitaria dell’uomo, che veniva seguito dal centro di salute mentale.
Sull’episodio interviene la Federazione sindacale di polizia (Fsp) per quanto riguarda l’utilizzo del teaser. “La drammatica notizia del 35enne morto a Chieti non può e non deve essere usata per riaprire polemiche inutili e dannose per la sicurezza di tutti”, dice Valter Mazzetti, segretario generale Fsp, “a proposito di uno strumento importante per il quale chi fa questo lavoro si è battuto per anni, e che finalmente abbiamo cominciato ad avere con un ritardo che ci vede in una situazione quasi ridicola rispetto ad altri corpi di Polizia nel panorama internazionale. Ovviamente, i detrattori delle forze dell’ordine scalpitano, pronti a lanciarsi alla gola del personale in divisa che, se deve operare in condizioni inadeguate e meno sicure per tutti, pazienza… anzi meglio! Che si rimettano in pista le solite sciocchezze sul tema è davvero deprimente. Il taser è uno strumento che serve a proteggere la vita e non il contrario. In Italia, poi, la tipologia della pistola a impulsi elettrici di cui i colleghi sono dotati, di intensità alquanto bassa, e le rigide regole di utilizzo previste, ne fanno uno strumento di certo non letale, ma assolutamente indispensabile in quanto via di mezzo fra le mani e l’arma di ordinanza. Il taser va dato a tutti gli operatori di ogni specialità, e al più presto”.
Solidarietà ai carabinieri anche dall’Unarma: “Siamo rammaricati dalla notizia che sta facendo scalpore in questo ore dell’uomo deceduto a Chieti dopo l’uso del taser utilizzato dai nostri militari per la tutela della sicurezza pubblica e la stessa incolumità del 35enne poi deceduto per cause che sono ancora da accertare. In questa situazione estremamente delicata e dolorosa per i famigliari del 35enne a cui vanno le nostre condoglianze dichiariamo solidarietà e vicinanza ai colleghi, certi che abbiano agito usando il taser come previsto da protocollo”, dice in una nota il segretario generale dell’associazione sindacale carabinieri Unarma, Antonio Nicolosi. “Restiamo a disposizione per una eventuale tutela legale in attesa della chiusura delle indagini”, conclude il sindacato.
Interviene anche il garante dei detenuti: “E’ doveroso affermare con chiarezza che non è accettabile che l’operazione per ricondurre alla calma una persona in evidente stato di agitazione e, quindi, di difficoltà soggettiva, si concluda con la sua morte”, dice Mauro Palma, “sarà l’indagine a chiarire meglio circostanze e cause del decesso e per questo attendiamo con fiducia quanto la magistratura accerterà. La ormai sedimentata collaborazione del garante nazionale con le diverse forze dell’ordine, centrata soprattutto sulla formazione, obbliga a una riflessione comune sullo sviluppo sempre più positivo della professionalità di chi opera in contesti spesso difficili e sul coordinamento delle azioni con gli attori dei servizi sanitari di urgenza”, conclude Palma.