Si intravede una timida ripresa economica in Italia, ma si teme l’effetto Grecia. Questo, in sintesi, il pensiero del presidente di Confcommercio Sangalli.
“Di fronte a uno scenario così incerto non si possono evitare anche delle ricadute sul clima di fiducia delle famiglie e delle imprese, ricadute che significano meno consumi e meno investimenti e che per il nostro Paese significherebbero mettere a rischio quella timida ripresa che oggi esiste”.
E’ il commento di Carlo Sangalli, questa mattina a Pescara, per la giornata celebrativa denominata “Confcommercio Day”, organizzata in occasione del 70esimo anniversario di Confcommercio. Secondo Sangalli, lo scenario internazionale molto preoccupante riguarda non soltanto la crisi greca, ma la crisi dell’Europa.
“Allora bisogna accendere due motori: il motore economico finanziario e anche, se non soprattutto, il motore politico, perché se la Grecia dovesse uscire dall’euro certamente aumenterebbe l’instabilità finanziaria di tutti i Paesi, aumenterebbero i tassi di interesse, inevitabilmente si creerebbero anche dei rischi nel sistema e i rischi si pagano”, spiega Sangalli.
Anche il presidente della Confcommercio di Pescara, Ezio Ardizzi, vuole essere fiducioso, ma chiarisce che bisogna tagliare i costi eccessivi e le spese inutili, anche nella politica regionale. Affollata la manifestazione, al porto turistico di Pescara, in quella che è stata una vera e propria giornata di festa, dove, ha spiegato Ardizzi, è stato celebrato il vero motore della città di Pescara: i commercianti che hanno fatto la storia della città.
“Non c’è dubbio che il Governo Renzi ha adottato delle misure coraggiose – ha detto poi Sangalli – come per esempio il Jobs Act, dobbiamo continuare in questo processo di riforme, ma dobbiamo fare in modo che venga rilanciata la domanda interna. Allora bisogna che il Governo avvii un percorso certo, graduale, di riduzione della pressione fiscale. In questo ambito – ha proseguito – da una parte bisogna tagliare gli sprechi della spesa pubblica per evitare innanzitutto che scattino le clausole di salvaguardia, perché altrimenti in tre anni ci sarebbero 70 miliardi di aumento di tasse e allora vorrebbe dire la fine della ripresa. Il Governo ha detto che questo non accadrà noi ci crediamo. Dall’altra parte – ha aggiunto – bisogna fare in modo che ogni centesimo recuperato dal minor costo del debito pubblico e dalla lotta all’evasione, venga restituito ai contribuenti in regola mediante una riduzione delle aliquote Irpef. Allora con più soldi in tasca aumentano i consumi e si può passare da una ripresa statistica ad una crescita reale.”