Battuto dalla Cremonese per 3-0, il Pescara torna in C dopo undici anni. Il commento di Massimo Profeta
Il verdetto della retrocessione è sempre un momento di grande dolore sul piano sportivo. Certo, un epilogo sostanzialmente annunciato ma pur sempre molto triste. Da vivere non in modo drammatico, se possibile sereno (si parla pur sempre di calcio), soprattutto come un’opportunità per ripartire da basi credibili.
Primo obiettivo: azzerare e rifondare. Come ? Tornando a fare calcio. Un’abitudine che a queste latitudini si è persa da un bel po’ di anni. Sotto il profilo economico, la serie C è un bagno di sangue. Ecco perché il progetto non può che essere tecnico, altrimenti si rischia di brutto.
Servono idee, organizzazione, scouting e attribuzione, senza ingerenze, di responsabilità e competenze. Delegare è una necessità anche e soprattutto per motivare tutte le componenti di un management aziendale.
Nella vita, lo sport non fa eccezione, si raccoglie sempre ciò che si semina. Nell’ultimo anno e mezzo le scelte del club sono state sonoramente bocciate dal campo (clicca qui). La maggiore percentuale di meriti o demeriti è sempre riconducibile a chi è a capo di un club, ovvero al Presidente.
D’obbligo, dunque, una profonda riflessione per ricostruire davvero dalle fondamenta senza più improvvisare.