Pescara Calcio – Il commento: “Storia di un epilogo annunciato”

Con la resa di Cosenza il Pescara sprofonda verso la serie C dopo undici anni. Il commento di Massimo Profeta.

Storia, purtroppo, di un epilogo annunciato. Del resto, si raccoglie sempre ciò che si semina. E nell’ultimo anno e mezzo il Pescara ha seminato malissimo. Dopo gli errori e le omissioni della scorsa stagione da cui il Delfino si è salvato in modo rocambolesco, era impossibile fare peggio. Il club ci è riuscito.

Dalle dimissioni ( una rarità ) di Zauri che aveva totalizzato 26 punti in 20 gare, il Pescara ha giocato 55 partite di campionato col seguente bilancio: 11 vittorie, 16 pareggi, ben 28 sconfitte. Media punti: 0,89 a gara. Un dato che dice tutto, soprattutto impone una riflessione profonda. In particolare sul modo di fare calcio. Un fallimento. La figuraccia cosmica di Cosenza è la fotografia di una stagione che definire sciagurata non rende esattamente l’idea. Successi e insuccessi sono sempre il risultato delle scelte operate da un club. Gli sbagli, prima o poi, specie se reiterati, si pagano. Il pallone ha un’anima e alla fine ti presenta il conto. La retrocessione fa parte dello sport. Adesso urge azzerare tutto e ricostruire dalle fondamenta.

Le tappe

Il primo errore capitale richiamare Oddo, tecnico retrocesso col suo Perugia nello spareggio play out col Delfino, e liquidare, invece, Sottil che, sebbene tra mille difficoltà, era riuscito a centrare la salvezza. Un autentico paradosso.

Non ci soffermeremo più di tanto sulla disastrosa gestione Oddo. Ne abbiamo parlato con dovizia di particolari in tante occasioni. A certificare il trend da brividi i numeri che, appunto, non mentono mai: 7 ko in 9 partite, appena 6 gol fatti e 19 subiti. Squadra senza identità, gioco e organizzazione. Non regge neanche il discorso sulle richieste fatte e disattese, ivi compresa la rifondazione auspicata ma mai avvenuta. In questo caso c’è un istituto di nome “dimissioni”. Sotto questo profilo Zauri rimane un fulgido esempio.

Rosa, non c’è dubbio, assemblata male. Ma il peggio è stato fatto nel mercato di gennaio. L’ennesima opportunità buttata alle ortiche con l’undici biancazzurro fuori dai play out grazie alla soffertissima vittoria di Reggio Emilia e Breda, in panchina, capace di conquistare 12 punti in 8 gare, ovvero il triplo del suo predecessore con un match in meno. Quindi, il crollo, l’esonero del tecnico trevigiano e l’arrivo di Grassadonia bravo a rimettere in piedi la squadra fino all’imprevisto Covid che ha inferto il colpo di grazia.

Tutt’altro che immuni gli stessi calciatori. Senza cuore, senza nerbo, senza amor proprio. La partita di Cosenza era da affrontare col classico coltello tra i denti, che poi è il minimo sindacale quando giochi una gara da dentro o fuori. E, invece, nulla di tutto ciò. Anche per questo sarà necessario un repulisti totale per tornare a fare calcio come si deve, soprattutto con logica e chiarezza.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.