Una vita in biancazzurro. I suoi colori preferiti, da sempre. Antonio Martorella è uno dei doppi ex della sfida di domani sera (20,45) all’Adriatico tra il Pescara e la SPAL (nella lista figurano anche mostri sacri come Zucchini, Galeone e Allegri) per la 26a giornata di campionato. “Se esistesse un Dio del calcio, non permetterebbe mai di far giocare queste due squadre in C…”
Per Martorella sarebbe più corretto dire “il suo” Pescara e “la sua” SPAL. L’ex attaccante pescarese del Delfino ha vissuto nella sua città pagine memorabili ad inizio carriera, poi si è spostato a Ferrara, dove ha lasciato il segno tra tifosi e addetti ai lavori nonostante l’avventura non sia stata fortunatissima a livello di risultati, con una promozione in B persa all’ultimo respiro.
Il doppio ex attende con la solita curiosità la sfida di domani sera.
“Sono due squadre che sento mie, tutte e due biancazzurre. Il miglior abbinamento di colori per me, anche per una maglia da calcio. Sono i miei colori del cuore”, dice Martorella, oggi ancora protagonista nel calcio cittadino come presidente della Curi Pescara.
Tra i giorni memorabili della sua storia sportiva l’esordio in prima squadra col Pescara, in serie B nel 1989. Vittoria 1-0 contro il Brescia con un suo gol. A lanciarlo fu Edi Reja. Un altro, ma meno felice, fu quello della finale play-off del 19 giugno 1994, al “Bentegodi” di Verona: SPAL-Como 1-2. Amarezza che ancora oggi si percepisce dai suoi racconti: quella partita, e la promozione in B, potevano cambiare la sua carriera. Il legame con il club estense, però, è fortissimo, più della delusione: in casa conserva gelosamente la maglia rossa della SPAL indossata in quella finale persa.
Martorella in carriera ha segnato gol iconici e indimenticabili con entrambe le casacche: con il Pescara lo storico centro contro la Juventus del 1993 in serie A, oltre a quello del suo debutto in B. Con la Spal nel 1993 / 1994 due gol su tutti sono rimasti nella memoria collettiva: SPAL – Empoli 1-0, Empoli – SPAL 0-1. A segno sia all’andata che al ritorno contro i toscani allenati da Luciano Spalletti, attuale ct della Nazionale, all’inizio di un ciclo che li porterà dalla C alla A con un doppio salto (in B nel ’96, in A nel ’97). A marcare Martorella in quelle partite c’era un centro Alessandro Birindelli, pochi anni dopo passato alla Juventus.
Parlare della SPAL è sempre un’emozione per il pescarese, figuriamoci quando questa incrocia il Pescara.
“Domani non sarò allo stadio per impegni fuori città – racconta – ma questa è una partita sempre affascinante, anche in C. Sono curioso di capire come il Pescara approccerà dopo la pesante sconfitta di Gubbio: proverà a dare subito un segnale andando ad aggredire l’avversario oppure cercherà prima di studiarlo per non rischiare? Va detto che la squadra di Zeman veniva da tre vittorie meritate e abbastanza convincenti. E in questo campionato, Cesena escluso, il grande equilibrio tra le altre squadre spesso fa scaturire risultati sorpredenti, come il 4-0 subito venerdì scorso. La SPAL, da parte sua, ha appena cambiato – ancora una volta – la guida tecnica, dopo tre sconfitte consecutive, e ha ritrovato la vittoria con Di Carlo nell’ultimo turno. Nel mercato di gennaio hanno ritoccato l’organico e ora devono uscire da una situazione complicata”.
Pescara e SPAL in una classifica deludente, molto diversa da quella immaginata l’estate scorsa.
“Sì, il Pescara oggi è sesto, ma ha ancora il terzo posto nel mirino. Io dico anche il secondo, vista la crisi recente della Torres e i nove punti di distacco con lo scontro diretto da giocare. La SPAL, retrocessa dalla B, doveva puntare alla promozione ed è invece addirittura scivolata in zona play-out, vive una stagione difficile, ma ha qualità per tirarsi fuori”.
Martorella è a Torino per seguire da vicino l’amico Max Allegri, tecnico della Juventus in campo contro l’Udinese. Anche Allegri è stato alla Spal anni fa, da allenatore emergente.
“Quando Max nel 2004, proveniente dall’Aglianese, andò ad allenare la Spal, gli mandai un telegramma preannunciandogli una grande carriera. Ne ero certo perché lui già da giocatore, in campo, leggeva le situazioni più velocemente e meglio di chiunque altro. In questo, anche oggi da allenatore, è il migliore del mondo”.