Addio Cucullo: uomo libero, politico unico.

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Un uomo libero, un politico unico: così in tanti oggi hanno ricordato Nicola Cucullo morto ieri all’età di 85 anni.

Due volte sindaco di Chieti dal 1993 al 2004, il suo primo mandato arriva dopo una “Mani Pulite” teatina passata alla storia di Chieti per aver spazzato la giunta democristiana di Buracchio con 38 arresti e inchieste a valanga.

Mancano pochi secondi alle 11 quando il feretro arriva dinnanzi l’ingresso del palazzo della provincia dove, col passare dei minuti, si erano create due commosse e silenziose ali di gente semplice: cittadini, vicini di casa, amici di molte battaglie, ex dipendenti del Comune tutti lì per rendere l’ultimo saluto terreno ad un pezzo della storia di Chieti che se ne va. Una camera ardente, quella allestita presso la sala consiliare della Provincia che resterà aperta fino alle 16,30 di domani quando si terrà il funerale presso la cattedrale di San Giustino, che a stento riesce a contenere abbracci e lacrime, commozione e ricordi. Un aggettivo più di tanti ricorre nei racconti di chi lo ha conosciuto e votato, apprezzato oppure combattuto dalle fila dei partiti opposti. Nicola Cucullo viene descritto come un uomo politicamente e umanamente libero davvero come pochi altri. Burbero e amabile al tempo stesso, certamente schietto, rispettoso di tutti e capace di ascoltare chiunque: anche il figlio Massimo lo ha sempre raccontato così.

Oggi, mentre la sua gente attendeva l’arrivo del feretro, la mente di molti è tornata a quei tanti momenti capaci di tratteggiare meglio di ogni ordinanza un Cucullo capace di distruggere col piede di porco un pavimento del corso a suo dire mal fatto, oppure quel suo restar seduto sugli scalini del Banco di Napoli fino a notte fonda per parlare con la gente e osservare col silenzio della sera la città, la sua amata Chieti. Per non parlare delle lettere indirizzate all’allora Presidente degli Stati Uniti Bush piuttosto che a Papa Wojtyla le cui versioni video sono ancora cliccatissime su Youtube. Non aderì ad Alleanza Nazionale bensì alla Fiamma Tricolore di Rauti, nel 2011 si candida per diventare sindaco di Ortona: una vita politica la sua sempre in salita perché Nicolino, come tutti lo hanno sempre chiamato, non le mandava a dire a nessuno e non temeva niente a partire dal perdere la poltrona alla quale era talmente poco attaccato che vederlo seduto, in consiglio comunale piuttosto che nella sua stanza a Palazzo d’Achille, era una rarità. Sempre in movimento, lucido fino a pochi minuti prima della morte Nicola Cucullo era tanto amato quanto temuto più che odiato: una impronta la sua umana ancor più che politica su una città che oggi si è fermata per onorarlo e tributargli un riconoscimento tanto spontaneo quanto doveroso.

Degli avversari amava dire, sorridendone beffardo, che li avrebbe stracciati perché troppo deboli. Gli esponenti del centrosinistra, suo storico oppositore in aula, li aveva sinteticamente ribattezzati “sinistri”, non perdeva occasione per ricordare la personalissima ammirazione verso Mussolini ma raccontava di aver imparato qualcosa anche da Lenin. Non perdeva una prima al Marrucino facendosi sempre notare con applausi speciali e commenti capaci di strappar sorrisi anche al pubblico più composto, lui per primo amava ricordare quel modo col quale Berlusconi lo definì all’epoca del suo secondo mandato:

“Il candidato nero che imbarazza il Polo”.

Una vita dinnanzi alla cui ricchezza si infrange ogni tentativo di sintesi, una morte che non sarà capace di spegnerne il ricordo e l’esempio.