8 marzo, altro che festa !

Anche in Abruzzo c’è davvero ben poco da festeggiare in questo 8 marzo di crisi e paura: se sei donna, infatti, puoi essere una lavoratrice che rischia di perdere il posto di lavoro oppure una moglie di un licenziato. O peggio ancora entrambe.

 

Sanno bene di cosa parliamo le dipendenti della Brioni diventate, loro malgrado, simbolo di un giorno in cui non c’è tempo e spazio per mimose e cenette perchè bisogna organizzare cortei e striscioni, riunirsi in assemblea e decidere come lottare per il diritto ad un posto di lavoro. Sanno bene cosa vuole dire non percepire stipendio da 11 mesi eppure, ogni mattina, alzarsi e recarsi a lavoro le dipendenti della Maiella e Morrone. Sanno bene cosa vuol dire sorridere nonostante tutto, per non far preoccupare mariti e figli, tutte quelle donne che non faranno mai carriera, che percepiranno sempre un stipendio inferiore ad un pari grado maschio, che sopporteranno angherie e soprusi pur di non perdere 1000 euro al mese. La Cgil a Pescara ha organizzato una giornata di sensibilizzazione per dar voce a tutte quelle donne che anzichè in discoteca oppure a cena preferiscono andare a difendere l’azienda per la quale lavorano e, quindi, il progetto di vita nel quale nonostante tutto non smettono di credere. La lista delle aziende abruzzesi che chiudono, licenziano, mandano in cassa integrazione o in mobilità cresce di ora in ora: la crisi sembra schiacciare due volte le donne, come se una non bastasse.

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Barbara Orsini: