Elezioni politiche alle spalle e un risultato che ancora scotta quello ottenuto dal Partito democratico il 4 marzo scorso alle urne. Un risultato che non ha premiato nemmeno il candidato Luciano D’Alfonso, presidente della Regione che adesso si appresta a lasciare il timone della Giunta al vicepresidente Giovanni Lolli, per poter proseguire la sua strada in Senato. Una sconfitta a tutto campo alla luce della quale si deve aprire subito una “riflessione profonda dentro al partito”.
Ad auspicare una fase di ricostruzione “dal basso” e dai territorio dopo le elezioni politiche è Michele Fina, collaboratore del ministro della Giustizia Andrea Orlando, ex presidente provinciale del Pd e attualmente nell’assemblea nazionale del partito.
Una riflessione che, spiega Fina, riporti la politica fra la gente.
“Credo che la riflessione dovrà essere profonda e accompagnarci fino al congresso Dobbiamo accettare le dimissioni del segretario regionale del Pd Marco Rapino, dimissioni che, tra l’altro, arrivano molto più tardi di quelle di altri segretari regionali e dopo quelle annunciate dal segretario nazionale Matteo Renzi, che si accetteranno oggi, con il vicesegretario Maurizio Martina, che traghetterà il partito verso l’assemblea nazionale. In Abruzzo il risultato è stato peggiore di quello nazionale, dobbiamo ripartire dal territorio, dai militanti, dall’orgoglio. Non è retorica. Durante la campagna elettorale abbiamo scoperto quanto l’assenza dell’entusiasmo e del radicamento coltivato negli anni poi pesi. Lo hanno visto i candidati. Candidati scelti con un metodo che non abbiamo condiviso, calati dall’alto. E questo non ha attivato le energie”.
Energie politiche ma anche psicologiche.
“La responsabilità è tutta del gruppo dirigente regionale e nazionale. Occorre ripartire dal territorio e dalle idee. Noi siamo in deficit di identità, di chiarezza nel nostro messaggio e di presenza nelle articolazioni della società. All’assemblea regionale di venerdì chiederemo che si cambi pagina, che sia una nuova fase. Adesso abbiamo davanti a noi le elezioni regionali: dobbiamo andarci con un’altra proposta politica, che sia di discontinuità e di cambiamento. Con una squadra plurale che tenga insieme tutte le sensibilità, tutte le diversità territoriali. Una strada che, sinora, non è strada seguita. Ci si è affidati al Governo nazionale e regionale, nella convinzione che bastasse a raccogliere il consenso dei cittadini. Anzi la bocciatura è stata grave e netta. Dobbiamo ripartire dal partito, che è stato accantonato nell’idea della disintermediazione, del rapporto tra capo e folla. Dobbiamo invece ricostruire una comunità, riprendere la discussione con il centrosinistra e rimettere insieme i pezzi, parlare di nuovo con i corpi intermedi, senza snobbarli e senza pensare che siano un peso. Tutto questo, che avremmo dovuto fare prima, dobbiamo intraprenderlo adesso. Siamo ancora in tempo: i nostri avversari non stanno messi meglio di noi, perché hanno soltanto goduto in Abruzzo di un risultato nazionale. Noi possiamo ricostruire e mettere insieme una squadra verso le elezioni regionali”.