Trivellazioni: Sblocca Italia non conforme a direttive di Bruxelles? In merito alle autorizzazioni per le trivellazioni l’esponente del PD al Parlamento Europeo, Massimo Paolucci, evidenzia dubbi e controlli della Commissione europea. Lo “Sblocca Italia potrebbe non essere conforme con le direttive di Bruxelles”.
“Questa mattina, si legge in una nota, a firma dell’eurodeputato del PD, la Commissione europea ha risposto ad una mia interrogazione presentata il mese scorso a proposito delle nuove trivellazioni che si vogliono fare in Adriatico, nello Jonio e in molte regioni italiane, soprattutto al Sud, sollevando più di un dubbio e annunciando controlli per verificare la conformità tra i nuovi criteri autorizzativi introdotti dallo Sblocca-Italia, e le ultime direttive europee in materia di sicurezza ambientale nel settore idrocarburi (2013/30) per la loro estrazione a mare e rispetto ai nuovi e più stringenti parametri per le Valutazioni d’Impatto Ambientale (2014/52)”, afferma il vice capodelegazione del Pd al Parlamento europeo Massimo Paolucci.
“Sulla prima direttiva (2013/30), già recepita dal nostro Paese, la Commissione ha annunciato il controllo di rispondenza tra questa e lo Sblocca-Italia. Vuol dire che oggi non esistono le dovute garanzie a riguardo. E questo, soprattutto per quanto riguarda il delicato tema della sicurezza a mare, pone seri dubbi”, spiega.
“Ancora più dubbi persistono sulla conformità tra lo Sblocca-Italia e i nuovi criteri per le Valutazioni di Impatto Ambientale introdotti dalla direttiva 2014/52, che l’Italia ancora non ha recepito (ha tempo fino a maggio del 2017). Solo allora potranno essere attuati i controlli di conformità. Qui la faccenda è ancora più complicata, si legge sempre nel documento, perché è palese che lo Sblocca-Italia non è conforme alla nuova direttiva in due dei suoi pilastri: la partecipazione pubblica ai processi decisionali e la costituzione di un’autorità in accordo con gli Stati confinanti per il rilascio della VIA quando, come nel caso delle trivellazioni in Adriatico, i rischi connessi alle operazioni riguardano anche altri Paesi (Croazia, Slovenia, Montenegro e Albania)”, aggiunge.
“Al di là dei pur rilevanti dubbi di merito, è evidente che questa parte dello Sblocca-Italia ci riporta all’indietro in quelle che sono le politiche energetiche e impatto ambientale. Mentre l’Unione europea pianifica e costruisce modelli di sviluppo sempre più autonomi da materie prime fossili e comunque non rinnovabili orientati all’economia circolare, l’Italia va nella direzione opposta, percorrendo, inoltre, strade poco agevoli. Tutti sappiamo che estrarre petrolio dal nostro sottosuolo, oltre che rischioso, è molto costoso e poco redditizio. Si cambi strada, si modifichi questa parte dello Sblocca-Italia e si fermino le trivellazioni prima che lo faccia l’Europa sanzionandoci”, conclude Paolucci nel documento inviato agli organi di stampa.