Anche Rifondazione Comunista alza la voce contro abbattimento 500 cervi

Anche Rifondazione Comunista alza la voce contro l’apertura alla caccia al cervo, deliberata dalla Giunta Marsilio

La giunta Marsilio apre la caccia ai cervi per clientelismo venatorio. Sono molti anni che la lobby dei cacciatori preme sulla politica regionale per ottenere la riapertura della caccia ai cervi in Abruzzo. La delibera della giunta regionale dell’8 agosto viene da lontano. Già nel periodo 2012-2014, durante la giunta Chiodi, dovemmo fare le barricate per impedire all’allora assessore Mauro Febo di inserire cervi e caprioli tra gli ungulati a chi si sarebbe potuto sparare. Per fermarlo furono necessari prima un ricorso al collegio delle garanzie statutarie e poi l’ostruzionismo in consiglio regionale. Quello che non riuscì a fare la destra lo fece il centrosinistra: la giunta D’alfonso approvò – senza opposizioni – una modifica al Regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati che prevedeva la possibilità di cacciare selettivamente cervi e caprioli al fine di controllarne le popolazioni insistenti sul territorio regionale.

Non a caso nella delibera della giunta Marsilio viene citato il Regolamento regionale n°1 /2017 e s.m.i sulla gestione faunistico-venatoria degli ungulati ed in particolare l’articolo 19 che dispone in merito a: “Piani di gestione dei cervidi”.

Dopo quel regolamento è arrivata nel settembre 2020 l’approvazione Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR) che prevedeva “avvio delle azioni di monitoraggio, ed eventuale avvio del prelievo in caccia di selezione” e che “Il rapporto sostenibile tra le popolazioni di cervo e ambiente viene realizzato anche attraverso l’individuazione, a livello comprensoriale, di valori di densità obiettivo e di densità minime per la pianificazione dell’attività venatoria”.

Insomma da anni si lavora per creare le condizioni per la riapertura della caccia ai cervi. L’emergenza è un’invenzione, la realtà è la continua pressione della lobby dei cacciatori a cui la politica regionale non sa dire di no.

Le cifre dei danni illustrate fornite dalla regione sono irrisorie rispetto al bilancio e alle somme stanziate ogni anno a sostegno del settore agricolo. Se davvero ci fosse questa urgenza di limitare i lievi danni alle attività agricole o di evitare gli incidenti stradali perchè la Regione dal 2012 non ha programmato un piano di interventi per la prevenzione di questi rischi? In realtà quello che interessa è solo accontentare ristretti gruppi di cacciatori che garantiscono però un consenso elettorale organizzato.

Il danno invece che deriva dall’abbattimento di 500 cervi è enorme. Si colpisce il nostro patrimonio faunistico, la biodiversità e si danneggia l’immagine della nostra regione. Ogni video postato sui social di cervi fa più pubblicità a livello nazionale e internazionale di tutte le campagne di promozione turistica finanziate dalla regione.

Ma con tutti i problemi che ha l’Abruzzo – dalla sanità alla siccità – la giunta Marsilio non ha nulla di meglio da fare che sparare ai cervi?

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, ex-consigliere Regione Abruzzo