Elezioni, D’Amico e la “Fabbrica del Futuro”

Luciano D’Amico, ex rettore dell’università di Teramo, già presidente della società di traporto pubblico regionale Tua, a capo della coalizione di centrosinistra allargata al Movimento Cinque Stelle, “Patto per l’Abruzzo” prosegue la sua azione di ascolto sul territorio

Negli incontri con gli ordini professionali abruzzesi emergono le numerose necessità che il territorio ha. “La necessità più impellente, ha sottolineato D’Amico è sicuramente la richiesta di lavoro, di posti di lavoro, la possibilità di costruire intorno ad un lavoro sicuro un progetto di vita per poter costruire un percorso professionale. E’ quello che ci chiedono soprattutto i giovani e le giovani abruzzesi. E poi naturalmente il bisogno di avere dei servizi adeguati agli standard che in un Paese civile nel 2024 è necessario mantenere. Poi un’assistenza sanitaria, i trasporti, il sociale,  su cui negli ultimi anni ci sono stati fatti diversi tagli eccessivi. Sono queste le esigenze che riassumerei nella necessità di immaginare uno sforzo corale un impegno corale davvero per attivare quella fabbrica del futuro che molti abruzzesi ci chiedono di poter aprire al più presto, una fabbrica del futuro che sia in grado di pensare ad un Abruzzo che fra 10 anni, 15 anni, 20 anni riesca ad essere una terra ricca di opportunità, una terra inclusiva, una terra in cui una comunità, sentendosi tale, riesce ad ottenere dei risultati che i singoli non non potrebbero mai nemmeno solo concepire. Nei prossimi giorni Luciano D’Amico proseguirà la campagna di ascolto con gli ordini professionali ed in particolare con il mondo del commercio e dell’artigianato, due voci importanti dell’economia regionale. Due settori però in sofferenza”.

In grande sofferenza per una serie di circostanze ha sottolineato D’Amico, il quale ha aggiunto: “Per quanto riguarda il commercio ritengo che l’aver adottato dei modelli a noi del tutto estranei, aver privilegiato gli insediamenti dei grandi centri commerciali all’esterno delle nostre città avendo a disposizione dei centri commerciali naturali non sia stata una scelta oculata e credo che sia necessario intervenire perché ogni serranda che si abbassa, ogni vetrina che si spegne, abbiamo una strada che diventa meno sicura, meno elegante, meno meno meritevole di essere vissute ad essere frequentata. Il commercio è uno straordinario fattore anche di socialità, di frequentazione dei nostri centri dei nostri centri storici. E’ un fattore di rivitalizzazione delle nostre città, dei nostri centri storici e dei nostri paesi bellissimi. Non abbiamo bisogno di costruire finti scenari in cui riportare suggestioni per incentivare attività di vendita, noi abbiamo degli scenari autentici delle quinte autentiche, sono i nostri palazzi, i nostri centri storici le nostre vie, le nostre città e i nostri paesi. Dobbiamo tornare a ripensare le funzioni del commercio in questo senso anche le funzioni dell’artigianato”.