Il governo impugna il milleproroghe abruzzese per la moratoria sulla rinnovabili. Legambiente: “Basta ritardi, bisogna accelerare lo sviluppo delle rinnovabili per uscire dal ricatto del gas e alla dipendenza delle fonti fossili.”
Se in questi anni lo sviluppo delle FER (solare + eolico) fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio del triennio 2010‐2013, oggi l’Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%”. #StopWar #Noalricattodelgas
Dopo l’impugnativa della legge milleproroghe abruzzese da parte del governo è arrivato il momento di dire basta ai ritardi dello sviluppo delle rinnovabili anche in Abruzzo. Se vogliamo arrivare a fare 20 GW all’anno nei prossimi 3 anni, come chiede Elettricità Futura di Confindustria, si deve cambiare registro su eolico, agrivoltaico e fotovoltaico integrato sui tetti nei centri storici. Ovviamente, la partita non è solo regionale ma l’Abruzzo deve uscire fuori da azioni insensate, come le moratorie, e mettere in campo un percorso credibile per la crescita delle rinnovabili, anche alla luce delle risorse messe in campo dal PNNR che vanno dalla realizzazione delle comunità energetiche all’autoconsumo.
Bene i sei parchi eolici sbloccati dal governo che assicureranno una potenza pari a 418 mw e si aggiungono ai due sbloccati lo scorso 18 febbraio, per una potenza di 65,5 MW da fonti rinnovabili. Il Mite sottolinea che a partire dalla fine del 2021 sono stati sbloccati impianti di energia rinnovabile per una potenza totale di 1.407,3 MW (1,407 GigaWatt). Per comprendere la portata di questa “accelerazione” occorre ricordare che l’Italia dovrà installare 80 GigaWatt di rinnovabili entro il 2030 se vuole essere in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione, dunque circa dieci GigaWatt all’anno per i prossimi otto anni. Il conflitto in Ucraina potrebbe accelerare la resa dei conti sulle energie rinnovabili nel governo italiano, visto che sono mesi che va in scena un braccio di ferro tra il ministero della transizione ecologica, che chiede una accelerazione nel via libera a eolico e fotovoltaico, e il ministero della Cultura che invece, in nome della tutela del paesaggio, ferma la maggior parte dei progetti presentati.
Se in questi anni l’Italia avesse investito con coraggio sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, oggi non sarebbe così sotto scacco del gas russo e in più in generale non sarebbe così dipendente dalle fonti fossili. A parlar chiaro sono i dati elaborati dell’ing. Alex Sorokin che, incrociando le statistiche di Terna relative allo sviluppo delle FER nel triennio 2010-2013, ha fatto una proiezione al 2022. Se lo sviluppo delle FER (solare + eolico) fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW l’anno), oggi l’Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%.
In particolare in questi otto anni, a parità di capacità produttiva e di posti di lavoro nell’industria FER in quel triennio, il nostro Paese avrebbe potuto installare complessivamente al 2021, tra impianti solari ed eolici, almeno 50.000 MW, aggiuntivi a quelli oggi esistenti, mentre l’energia elettrica aggiuntiva ammonterebbe a +90 TWh (TeraWattore) l’anno. Quanto gas occorre per produrre 90 TWh/anno di energia elettrica? Ne occorrono 20 miliardi di metri cubi. Dati di proiezione importanti che indicano come i Governi, che si sono succeduti in questi anni, abbiano sottovalutato l’importanza e le grandi potenzialità delle rinnovabili, che proprio dal 2013 hanno registrato un brusco rallentamento dovuto alla riduzione degli incentivi, portando le installazioni di eolico e solare a meno di 1 GW l’anno, contro i 5,9 GW installati nel triennio preso in considerazione.
“È ora di dire basta a ogni forma di ricatto energetico e di dipendenza dalle fonti fossili, l’Abruzzo e l’Italia del sole e del vento – spiega Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo – velocizzino la transizione verso le rinnovabili decuplicandone la velocità di sviluppo, spingendo sull’autoproduzione energetica, semplificando gli iter autorizzativi, aggiornando la normativa e mettendo al centro i territori. Ad oggi potevamo essere una Regione ed un Paese modello sul fronte delle energie pulite e nella lotta alla crisi climatica, ma ciò non è avvenuto e al quadro attuale si è anche aggiunto il folle rincaro delle bollette che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese. Ora si inverta velocemente la rotta, come chiesto anche dalla stessa Europa che nel suo piano d’azione prevede di eliminare la dipendenza dell’Unione europea dal gas russo prima del 2030 ha ribadito anche l’importante ruolo delle energie rinnovabili. L’Italia può fare anche meglio mettendo in campo un cambiamento strutturale raccogliendo immediatamente la proposta lanciata da Elettricità Futura di Confindustria di autorizzare entro l’estate nuovi 60 GW di rinnovabili da realizzare nei prossimi 3 anni, ciò permetterebbe di ridurre i costi in bolletta del 30% ma anche il fabbisogno di gas russo si ridurrebbe al 7%, quantità su cui è facile trovare soluzioni alternative. Senza però dimenticare che l’altra grande pietra su cui lavorare riguarda lo stop ai sussidi ambientalmente dannosi, la Germania lo sta già facendo anticipando al 2030 questa l’uscita. Non perdiamo altro tempo”.