Figlia di Omicron 1 e Omicron 2, la nuova variante ricombinante del Covid 19 si chiama Xe ed è già pronta a prendersi la scena, nonostante la fine dello stato di emergenza sanitaria.
A preoccupare è come sempre l’alta contagiosità della nuova variante, che impone precauzioni figlie soprattutto del senso di responsabilità di ognuno di noi, ora che lo stato di emergenza è decaduto. A ribadirlo è anche il professor Alberto Albani, dal 2000 referente sanitario delle grandi emergenze della Regione Abruzzo, che dal 1° aprile ha passato il testimone a Franco Marinangeli, direttore dell’Unità operativa complessa di rianimazione della Asl dell’Aquila, nominato con decreto dal governatore Marsilio.
«Purtroppo l’Abruzzo è la seconda regione per rischio sismico, per cui dal 2000 ci siamo trovati ad affrontare i terremoti dell’Aquila e di Amatrice, poi la tragedia di Rigopiano e l’emergenza neve e negli ultimi due anni il Covid che ha impegnato tutte le Asl del territorio. L’Abruzzo però è riuscito a dare una risposta efficace e ottimale, grazie a un grande lavoro di squadra. La pandemia però non è finita purtroppo e alcuni segnali continuano a preoccuparci, come la nuova variante Xe. Spero che i nostri concittadini abbiano la prudenza di usare mascherine e distanziamento, soprattutto in vista della Pasqua, perché purtroppo ci attendono mesi ancora pesanti dal punto di vista sanitario. Passo il testimone al professor Marinangeli, al quale mando un grande in bocca al lupo, annunciando di essere a disposizione per qualunque cosa.»
Il professor Albani continuerà a dirigere il dipartimento di emergenza urgenza della Asl di Pescara ancora per un mese, prima di andare in pensione. Il suo successore sarà il vincitore del concorso che si sta approntando.
«Al Pronto soccorso lascio una situazione complessa, perché quello di Pescara è uno dei più grandi d’Italia con i suoi quasi 100 mila accessi. Permettetemi di ringraziare alla stampa che mi ha supportato nei messaggi che abbiamo voluto dare alla cittadinanza in questi due anni di pandemia.»