I lavoratori precari della ricerca sanitaria sono scesi in piazza questa mattina a Roma davanti la sede del Ministero della Salute per chiedere a gran voce la loro stabilizzazione. Presente anche una rappresentanza dei ricercatori dell’IZS Abruzzo e Molise
Promosso dalla Fp Cgil, il presidio nazionale dei precari della Ricerca Sanitaria ha visto una nutrita partecipazione di manifestanti questa mattina a Roma in piazza Castellani. In centinaia si sono ritrovati davanti alla sede del Ministero della Salute. Ricercatori e Collaboratori di Ricerca provenienti da tutti gli IRCCS e IZS pubblici d’Italia per chiedere a gran voce la stabilizzazione, dopo anche 20 o 30 anni di precarietà, durante i quali hanno saputo garantire risultati scientifici di elevata qualità al sistema della Ricerca Sanitaria Pubblica.
La legge di Bilancio per il 2018 (L. 205/2017), ricorda il sindacato, “aveva avviato per loro un percorso a tempo determinato di 5+5 anni con la previsione della stabilizzazione, al termine del percorso nei ruoli, anche dirigenziali, nel Ssn. Dei 1.800 Ricercatori assunti in prima applicazione al termine del 2019, ne sono rimasti solo 1.300 nel sistema della cosiddetta “Piramide della Ricerca’, una perdita secca di oltre un quarto delle risorse umane dedicate. Nessuna azienda privata o pubblica potrebbe far fronte a una tale emorragia di risorse altamente qualificate senza subire un tracollo”.
“La quasi totalità dei direttori scientifici e generali degli Irccs – fa sapere la Fp Cgil – nel corso delle audizioni in Commissione Affari sociali sulla legge delega di riordino degli Irccs prevista dal Pnrr, ha chiesto di provvedere da subito a istituire dotazioni organiche ‘di ruolo’ per Ricercatori e Collaboratori di Ricerca, di fermare l’emorragia e di valorizzare questo personale, indispensabile per mantenere alti i risultati della Ricerca Sanitaria in Italia. Si tratta infatti di persone su cui il Sistema Italia ha investito, con anni di formazione specifica in ambito scientifico, abituati alla competizione per l’acquisizione di finanziamenti pubblici e privati nella Ricerca e particolarmente ambiti dalle aziende e dal sistema sanitario privato, dalle Università, oltre che dall’Estero”.
“La previsione dell’immissione nei ruoli del Ssn – aggiunge – sembra sempre più un miraggio per questo personale, Ricercatori e Collaboratori sono stati in prima linea nella lotta al Covid durante tutto il periodo di pandemia, ma il legislatore non ha previsto per loro la stessa tutela prevista per il restante personale precario del Ssn con la riduzione a 18 mesi del periodo necessario per accedere ai benefici della ‘Madia’. Nonostante i numerosi tentativi di modificare la normativa con interrogazioni e emendamenti, presentati anche dalla Cgil, governo e parlamento non hanno ancora saputo porre rimedio a questa palese iniquità di trattamento”.
“Non basta prevedere e la riduzione del percorso previsto dalla legge 205/2017, occorre – osserva il sindacato – intervenire subito con la predisposizione di una norma nella prossima legge di Bilancio che preveda l’assunzione di questo personale con contratto a tempo indeterminato, operazione che passa necessariamente attraverso la definizione di dotazioni organiche della ricerca. E’ stata chiesta infine, la definizione di un percorso certo e definito per l’attribuzione del ruolo della Dirigenza per Ricercatori e Collaboratori. I nostri Enti hanno perso per almeno 2/3 generazioni lavorative (cioè per più di 20 anni) la possibilità di sostituire i Dirigenti della Ricerca con personale altamente qualificato, con gravi danni per la produttività scientifica e la competitività anche internazionale della Ricerca Sanitaria Pubblica”.