Una rete ospedaliera sicura, capace di rispondere alle emergenze e tecnologicamente avanzata per tutti i cittadini nelle diverse aree della regione
E’ quanto viene richiesto da più parti per una sanità sempre più rispondente alle aspettative degli utenti. Sull’argomento interviene Mauro Petrucci Segretario regionale FIMMG il sindacato dei medici di medicina generale, il quale sottolinea come in Abruzzo sia presente una rete ospedaliera ancora troppo vecchia ed inefficiente, sia dal punto di vista strutturale che di organizzazione sanitaria, che sembrerebbe rispondere più a criteri di clientela e di campanile che di management sanitario.
“Una rete ospedaliera moderna deve essere concepita prevalentemente per la gestione delle emergenze, delle patologie ad alta complessità e tempo dipendenti dal momento che per la maggior parte degli altri casi, che prima prevedevano necessariamente un ricovero, attualmente non è più così perché, per l’evoluzione e lo sviluppo tecnologico della medicina e per quanto previsto dal DL 77, essi possono e devono trovare risposta nelle case della salute, negli ospedali di comunità, se non a domicilio, con minore impatto economico e maggiore confort per il paziente.
Quella presente in Abruzzo è ancora troppo vecchia ed inefficiente, sia dal punto di vista strutturale che di organizzazione sanitaria. L’interruzione dell’iter di “aziendalizzazione” dei grossi ospedali, in seguito al terremoto dell’Aquila del 2006, e non più ripreso, ha contribuito solo a far lievitare enormemente la spesa ospedaliera che, senza ulteriori vantaggi, ha eroso parte dei fondi destinati al territorio e portato fuori controllo quella totale della sanità. Da sottolineare che nell’area metropolitana Chieti-Pescara, a distanza di pochissimi chilometri, abbiamo due presidi di primo livello con reparti doppioni e sotto organico che più che migliorare l’offerta raddoppiano le spese. Significativo il dato della bolletta energetica che nell’ultimo trimestre del 2022 ha visto quella della sanità abruzzese al primo posto in Italia per un aumento del 160%.
Ancora più significativa è la spesa della mobilità passiva attesta ormai da diversi anni a circa 200 milioni di euro/anno, pari allo stanziamento del PNRR, con un andamento tendenziale in aumento, che ha visto una flessione negli ultimi due anni evidentemente solo a causa della pandemia, alla quale va aggiunta quella sostenuta dai familiari. A questo dato, evidentemente, contribuisce, o quanto meno non aiuta a ridurlo, la presenza di due facoltà di medicina il cui ruolo va ripensato e richiamato ad una maggiore responsabilità con un aggiornamento dei criteri di convenzionamento maggiormente vincolati alla valutazione degli esiti e risultati. Questo anche nel loro interesse dal momento che molte loro scuole di specializzazione sono state chiuse proprio per mancanza di requisiti.
Pertanto, è assolutamente necessario, e prima di tutto, riprendere il discorso delle aziendalizzazioni prevedendone due, Chieti-Pescara ed Aquila-Teramo, che “responsabilizzate” dal vincolo di pareggio del bilancio sarebbero “costrette” a rivedere tutta la loro organizzazione al fine di azzerare gli sprechi migliorando la qualità ed il livello delle prestazioni. Questo renderebbe possibile anche la riduzione, se non ad una, quanto meno, a due le ASL regionali per la gestione della medicina territoriale, con le case della salute e gli ospedali di comunità, e quelli di secondo livello”. Conclude Mauro Petrucci.