Ci scrive Giancarlo Odoardi per segnalare qualche “anomalia” nei cassonetti per la raccolta differenziata a Pescara.
Non sono solito ispezionare i cassonetti dei rifiuti per osservarne il contenuto. Ma a volte mi capita, e allora do una occhiata soprattutto per verificare se è stato fatto un buon conferimento.
Parlo dei cassonetti dei rifiuti differenziati, ovviamente, quelli da me più frequentati. Ne ho un paio sotto casa, uno per la carta e l’altro, ahimè, ancora per il multimateriale, anche pesante (vetro, plastica, metalli).
Intanto non è raro che io trovi fuori dai cassonetti materiale ingombrante, beni durevoli di vario tipo (per la cui raccolta, seppur non concordata, Attiva provvede sempre puntualmente, ma con servizi straordinari). Non si tratta di casi frequenti, ma non dovrebbe accadere, mai!
Capita anche che nei cassonetti, specie del mutimateriale, si trovino oggetti complessi che non sono imballaggi e che quindi dovrebbero essere diversamente trattati: ultimamente ho ripescato circa 20 cassette di plastica, credo di pomodori per fare la passata, una confezione di catene da neve nuove, e un faro alogeno da cantiere che usano le imprese per lavorare in ambienti poco illuminati. Tutto nel cassonetto raccolta “imballaggi”!
Non credo di essere l’unico a fare certi ripescaggi, a volte anche di valore; anzi, in una improbabile classifica sarei abbastanza indietro. Sarebbe interessante conoscere l’entità di questo fenomeno, soprattutto perché su questa faccenda l’Unione europea ha approvato un bel regolamento, il 98 del 2008, e la Regione ci stava ragionando con i Centri per il riuso, il “ripescaggio”, appunto, di cui sopra. Che ne sarà stato mai, o ne sarà di tutto ciò?
Se fino a questo punto i dubbi sono già tanti, diventano una montagna quando nell’altro cassonetto, della carta, quindi monomateriale, ritrovo invece con una certa frequenza sacchetti il cui contenuto non c’entra niente con la cellulosa. In quello sotto casa, in particolare, vedo che c’è chi si esercita a conferirci il multimateriale, se non addirittura l’indifferenziato. Non so se si tratti di un solo utente, ma la ripetitività della cosa mi fa pensare che non si tratti di un gesto di distrazione o confusione, ma di altro.
Intanto credo che si tratti di un fenomeno diffuso, di cui io sono testimone occasionale mentre Attiva potrebbe esserne molto più a conoscenza. Sono convinto si tratti di una certa indolenza da parte di certi cittadini (quanti?) che su questo fronte mal sopportano di doversi impegnare un po’ avendo maturato nel tempo una consapevolezza errata della gestione delle risorse e perso al riguardo il concetto di responsabilità individuale.
Un “usa e getta” radicato nel profondo delle abitudini quotidiane miscelato ad un balordo convincimento, di origine televisiva, che “tanto mischiano tutto” fanno il cocktail motivazionale e comportamentale di certi utenti.
“Tanto nessuno si accorge di niente”: forse è questo quello che pensano, e c’è chi conferisce come gli pare anche alla luce del giorno, tanto nel buio del cassonetto nessuno in effetti vede niente.
Ma io ci guardo, e ne scrivo, e vorrei che anche altri lo facessero.
Chiamo in causa Attiva, allora, che certo non potrà mai inseguire ogni singola persona, ma che potrebbe però meglio raccontare ai cittadini la propria “missione” e magari rivelarci, dal suo punto di vista, la nostra vera storia di utenti produttori e conferitori di rifiuti.
Chiamo in causa anche la mia Amministrazione comunale, perché faccia insieme alla sua gente massa critica per cambiare la percezione comune delle cose, cioè di quel flusso di beni e di merci che attraversano la città lasciandosi dietro scarti e rovine piuttosto che preziosi materiali.
E sulla gestione dei rifiuti chiamo in causa in ultimo la mia Regione, perché dal suo osservatorio, nel senso di punto di vista, ci racconti come stiamo messi, dove stiamo andando e se la direzione è quella giusta, e ci aiuti a governare meglio il nostro territorio e le nostre risorse.
Chiedo troppo? Io credo di no, è solo che sono allergico e insofferente ai rifiuti sotto il tappeto, e quindi a tutto ciò che scompare alla vista e non si sa cos’è, che fine fa, dove e come. Piuttosto è il sacchetto intruso dentro il cassonetto della carta ciò che pone delle domande a cui bisogna dare delle risposte. Quanto varrà quel carico di carta “sporcato” da quell’unica busta di materiale multimateriale o indifferenziato? Quanti carichi saranno così? Qual è la qualità del nostro differenziato? Quanto va al riciclo? E i cittadini, che ne sanno e quanto ne sanno di raccolta differenziata? Quanti la praticano correttamente? Quanti riducono la produzione di rifiuti? Continuo? Che dite? Chi comincia con le risposte?
Giancarlo Odoardi