Sono tornati dall’Austria in Abruzzo gli allevatori che avevano già visitato il Parco Nazionale della Maiella nell’ambito del progetto europeo LIFE LifeStockProtect, coordinato dalla European Wilderness Society e supportato da numerose associazioni di categoria altoatesine e austriache
Gli allevatori in trasferta dal Tirolo, dopo aver analizzato il fenomeno delle predazioni e valutato i migliori sistemi di prevenzione, da due anni, con il supporto del Servizio Veterinario del Parco della Maiella hanno avviato iniziative integrate di custodia e gestione degli animali al pascolo, ispirata all’esperienza degli allevatori della Montagna Madre e sostenuta dai tecnici del Parco con la finalità di rielaborare e consolidare il loro rapporto di convivenza con il lupo.
I lupi sono di recente tornati in Austria, provenienti da Italia, Slovenia e Germania, e trovano spesso, nei pascoli tirolesi, greggi non protette, perché la lunga assenza dei predatori da quelle montagne ha fatto dimenticare, per generazioni, l’uso di condurre gli animali al pascolo sotto la custodia continua del pastore e dei cani e l’utilizzo di stazzi protetti per la notte, come invece è sempre accaduto in Abruzzo. “I nostri colleghi del progetto LifeStockProtect sono diventati particolarmente esperti nel posizionamento di recinzioni elettrificate per la gestione dei pascoli – commenta Simone Angelucci, responsabile del Servizio Veterinario del Parco – ma le azioni di protezione delle greggi vanno sempre adattate al contesto e alla tipologia di allevamento e con il lupo una protezione effettiva è data dall’utilizzo irrinunciabile dei cani da guardiania e dalla presenza costante del pastore/custode degli animali”. “Per questo abbiamo consigliato agli amici tirolesi di parlare con i nostri allevatori e di osservare l’operato dei cani da pastore abruzzesi sul campo, in un territorio, come quello della Maiella, dove insistono 10 branchi di lupo, che però utilizzano animali domestici in valori sempre al di sotto del 5% della loro dieta”.
“Ci sono allevatori sulla Maiella – spiega Angelucci – che, pur portando pecore al pascolo nel cuore del territorio di
alcuni branchi di lupo, non ricevono predazioni da anni. Questo perché pastori e cani sono ‘costantemente presenti sui pascoli e i lupi ‘scelgono’ di non predare in condizioni che sarebbero di rischio per loro”. In questi giorni un gruppo di 5 cani da pastore abruzzese, proveniente da uno di questi allevamenti “modello” della Maiella, è partito alla volta delle Alpi. Cani giovani già affiatati, che ben conoscono la vita del gregge, andranno a presidiare un gruppo di oltre 400 ovicaprini sui pascoli del versante altoatesino dello Stelvio, a pochi chilometri dal confine svizzero.
La tradizione pastorale abruzzese, l’esperienza maturata dal Parco della Maiella, le capacità progettuali e l’impegno di
associazioni come la European Wilderness Society nel mettere insieme i portatori di interesse sulle migliori pratiche in
campo europeo, vanno consolidandosi come elementi chiave per la coesistenza tra lupo e attività zootecniche sulle montagne appenniniche e alpine.