È uscito nelle librerie il volume di Aurelio Bigi “Chieti e l’Abruzzo Citeriore nel Settecento”, Verdone Editore, Castelli.
Un lavoro certosino durato un paio di anni, sintetizzato in 328 pagine rilegato con copertina cartonata, col quale l’autore ha fotografato Chieti e l’Abruzzo Citeriore del Settecento. Lo ha fatto attenendosi alla documentazione originale dell’epoca e, prevalentemente, agli atti del catasto di Chieti del 1732 (custoditi nell’Archivio storico comunale) e a quelli onciari previsti nel 1741, ma concretizzatisi anni dopo (custoditi nell’Archivio di Stato).
Il lettore riesce, così, ad avere un quadro preciso della popolazione, delle attività svolte dai singoli, delle proprietà immobiliari di ciascun Fuoco (= nucleo familiare), della composizione delle famiglie, della differenza di età tra i coniugi, dei nomi di battesimo più frequentemente utilizzati, della distribuzione della popolazione nelle quattro parrocchie di Chieti (sia nel centro abitato che nelle singole zone rurali) e nei diversi paesi e città dell’Abruzzo Citeriore, nonché della massiccia presenza di famiglie nobili a Chieti. Affronta il tema su come funzionava la nomina dei parroci e degli stessi vescovi. Bigi va oltre e tratta la drammatica situazione viaria di questa parte del Regno, la sua economia prevalentemente agricola, l’organizzazione della Sanità, dell’Istruzione, della Chiesa, dell’Assistenza Sociale. L’autore, altresì, evidenzia le peculiarità, le produzioni manifatturiere, il tipo di economia, la presenza di chiese, l’alto numero di sacerdoti, religiosi e religiose, i personaggi illustri, le confraternite, gli ospedali, i Monti frumentari, i Monti di pietà e di pegno di ciascuna realtà di questa parte dell’Abruzzo, nonché i Conservatori per donne “pericolanti” e “pericolate”.
Dai dati del 1732 risulta che a Chieti vi erano 1.838 Fuochi (=nuclei familiari) di cui 1.386 dentro le mura e 452 fuori di questa, nelle varie contrade, per un totale complessivo di 9.395 abitanti. Di questi 49 erano studenti o scolari (esclusi i seminaristi) e 2.826 erano:
114 nobili e benestanti
266 uomini e donne di Chiesa
57 alti funzionari e dipendenti pubblici
100 difesa e sicurezza
145 commercianti
583 artigiani
1.002 lavoratori della terra e allevatori
187 lavoratori nelle scuderie
372 lavoratori domestici.
In Abruzzo Citeriore nove famiglie avevano in feudo più della metà della popolazione. Le più potenti erano i Caracciolo, i d’Avalos, i d’Aquino e i Colonna. Quattro quinti della popolazione era sottomessa all’autorità baronale. Il restante quinto dipendeva direttamente dal re. Tra queste realtà vi era anche Chieti. Nonostante i terremoti, calamità sanitarie e geologiche, l’Abruzzo Citeriore fece registrare un forte incremento della popolazione, arrivando a contare 156.000 abitanti del 1756 e 285.000 del 1796. Aumento causato da una notevole immigrazione proveniente dai paesi dell’Abruzzo Citeriore, ma anche da diversi centri del Regno di Napoli e da altri Regni.