Esce “Abruzzo Symbolico” di Giovanni Liberato, che formula una nuova interpretazione della linea storica della regione
Sabato prossimo 14 maggio, nella sala “Belvedere” del Grande Albergo Abruzzo di Chieti, in Via Asinio Herio, a partire dalle ore 18, sarà presentato l’ultimo lavoro dello storico Giovanni Liberato, Abruzzo Symbolico. Geografia di un avvenire, pubblicato dalle Edizioni Mondo Nuovo. Con l’autore, dialogherà lo scrittore Massimo Pamio, direttore del Museo della Lettera d’Amore.
Secondo Liberato, la regione abruzzese non è mai stata scollegata dai grandi accadimenti, tutt’altro. Il suo testo vuole provare tale congettura. Dopo La via celeste, pubblicato nel 2019, e Chieti nella Storia, del 2018, lo studioso prosegue nella ricerca ricostruttiva di eventi storici dal suo particolare punto di vista. I fatti storici, spogliati del superfluo, vengono da lui collegati secondo linee e trame sotterranee e arricchiti di un significato simbolico.
L’Abruzzo è all’oriente di Roma: localizzazione geografica che ne orienta il destino e gli accadimenti, preconizzati nella profezia virgiliana del “puer” messianico, il figlio del teatino Gaio Asinio Pollione. La Chiesa cattolica, sostiene Liberato, si può considerare “teatina” nella linea sacramentale dei suoi vescovi, a partire dal cardinale Scipione Rebiba dell’ordine dei chierici regolari (Ordo clericorum regularium vulgo Theatinorum), che in vita fu a Chieti.
Il racconto riannoda negli Abruzzi il filo rosso della prima Chiesa giacobita e paolina, solimitana e antiochena. I patti di sangue di Lanciano e Pescara e il Monte Maiella: Antimo, Cornelio e Longino, i punti di raccordo di queste tesi. Dopo Giustino eremita e Cetteo martire, i Basiliani a Prata di Casoli diffondono l’aura della sacralità su tutte le vette. Inaspettato, vivo e sotterraneo, è il legame con la Calabria.
Al centro è il nome Maia, la cui presenza mitologica è perfino fondamento di Roma. Una grande rilevanza storica è assegnata alla località di Manoppello. Santa Maria Arabona, il Volto Santo e i secoli fanno di Manoppello, teatina e marrucina, una vera e propria “Alterum Teate”, ove gli stessi Tassoni normanni di Loritello (XI secolo), fondatori della contea manoppellese, conquistano e rifondano Catanzaro, centro vescovile in seguito ornato dai Geraldini di Amelia della famiglia Fitzgerald che si unirà ai Kennedy. Vengono esaminate poi le diverse nature rivoluzionarie di Pescara incarnate in Vittoria Colonna, in Ettore Carafa e in Gabriele Manthoné. Di grande rilievo è la carta comune tra Chieti e Mâcon.
Lo storico contribuisce a riformulare i destini del San Giustino e di San Cetteo (Tempio Nazionale della Riconciliazione), mediante la chiave interpretativa del mosaico sul portale della cattedrale teatina, ove il San Tommaso apostolo è raffigurato esadattilo alla maniera dei Refaim biblici. Come da lapide del 1770, Tommaso didimo (“gemello”) è titolare della chiesa superiore e “sua” è la pala d’altare; egli è patrono della conoscenza più alta da lui stesso predicata fino alle barriere di Gog e Magog, cioè in oriente. Un testo denso di stimoli e di suggestioni, basato su documenti mai prima analizzati, che richiamano l’attenzione su un giovane ricercatore, tra i più notevoli della nostra regione.