A Pescara un albero minaccia di crollare su un marciapiede in via San Donato tra i pedoni in transito, ignari del pericolo.
Alessandro Baricco l’avrebbe scritta così: “A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran”.
Togli il chiodo, metti un albero e, parafrasando il capolavoro “Novecento” del celebre scrittore piemontese, viene fuori che ti trovi in via San Donato a Pescara, all’angolo con via Rio Sparto, dove un albero stanco e malato minaccia, inascoltato, di crollare su un marciapiede, disturbando la tranquillità di ignari passanti.
Ci passano sotto tutti, vecchi e bambini, uomini e donne, cani e gatti, e lui sta lì, quasi adagiato sulla recinzione del giardino delle case popolari, dove affondano le sue stanche radici.
“Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, e quello, fran”, scrive ancora Baricco nelle pagine di “Novecento”.
E’ proprio quel “fran” che preoccupa. Perché un albero che cade non lo fa perpendicolarmente come un quadro col suo chiodo e se la sua traiettoria getta ombre di pericolo su un marciapiede trafficato di pedoni, il “fran” non può che tradursi nella sinistra onomatopea di una tragedia annunciata.