Pescara, gli ombrelloni di plastica e la Bandiera Blu

La bella stagione, quella del sole rovente e dei bagni al mare, si avvia a lasciare il posto a un po’ di pioggia e a qualche grado in meno di temperatura

E al vento, soprattutto, quello che spariglia le cose e le ricombina caoticamente dove capita. Sulla spiaggia ad esempio. “Nel farsi un giro, la mattina, lungo i primi ombrelloni chiusi e il mare che rumoreggia, scrive in una nota Giancarlo Odoardi, è facile scorgere lunghi filamenti trasparenti e colorati che si imbrigliano tra i granelli di sabbia. Ci si guarda intorno e si capisce subito di cosa si tratta. Sono gli ombrelloni di finta paglia che perdono il pelo che anno dopo anno si diffonde dove il vento vuole, finanche nelle acque del mare. A nulla possono i setacci, dalle maglie evidentemente troppo larghe, trascinati dai trattori più grandi, che per tutta la stagione arano la battigia, e da quelli più piccoli, che ogni mattina scandagliano l’arena tra gli ombrelloni come se fossero filari di campagna”.

“E quindi a fine stagione, prosegue Odoardi, chiusi i colorati e divertenti parasole, questi filamenti di microfibra sintetica si trovano sparpagliati in ogni dove, ormai connaturati con ogni cosa, senza per noi nessuna possibilità di separarli dall’ambiente naturale. Anche quest’anno Pescara ha ottenuto la Bandiera Blu, un riconoscimento internazionale che viene assegnato alle spiagge e alle località costiere che rispettano criteri stringenti di qualità ambientale, gestione sostenibile e servizi turistici. Ma i filamenti di plastica, che rappresentano decisamente un problema ambientale, possono  essere considerati critici nei criteri di attribuzione del vessillo?

L’assegnazione della Bandiera Blu non è permanente, e ogni anno le spiagge vengono nuovamente valutate per verificarne la conformità. Se si assume, soprattutto tra i valutatori, che il problema dei filamenti di plastica sia rilevante, le autorità locali e i gestori degli stabilimenti dovranno allora  adottare misure per affrontarlo e risolverlo, pena la perdita del riconoscimento. A questo punto, la domanda sorge spontanea (diceva Lubrano): ma tra i criteri di prossima, futura, messa a bando delle concessioni balneari, questo criterio ambientale sarà considerato? Avrà mai dei punteggi? Conclude Odoardi.