E’ ferma al palo la riqualificazione dell’area ex Fea, sul lungomare nord di Pescara, una delle ultime aree libere del centro di Pescara, di proprietà della Regione Abruzzo ed il cui rilancio era stato al centro di annunci da parte di sindaco e giunta regionale
La denuncia è arrivata dai consiglieri di centrosinistra della Regione Abruzzo Silvio Paolucci e Antonio Blasioli e del Comune di Pescara Piero Giampietro, Francesco Pagnanelli, Marinella Sclocco e Mirko Frattarelli, nel corso di una conferenza stampa tenuta sul posto. «Dopo gli annunci entusiasti, qui è tutto fermo e chi governa la Regione ed il Comune non ne parla più – hanno sottolineato – a testimonianza del fatto che dopo gli annunci non sono stati in grado di rispettare gli impegni presi». Tutto nasce dalle difficoltà, denunciate dalla società vincitrice della gara, di avere una interlocuzione concreta con la Regione Abruzzo, proprietaria dell’area, per la bonifica del suolo, e il tutto nel disinteresse del Comune di Pescara che pure aveva fatto post e video, salvo poi dileguarsi.
«La Regione Abruzzo, in qualità di proprietaria dell’area, deve procedere con la bonifica, prima di tutto per evitare che le sostanze inquinanti si estendano verso l’esterno del cantiere e verso il mare e poi ancora per consentire la nascita del museo d’arte contemporanea, la piazza e gli spazi espositivi e parcheggio – hanno detto Blasioli e Paolucci – e non è la prima volta che interveniamo in Regione, visto che nel 2019 presentammo una risoluzione per velocizzare l’iter autorizzativo dopo l’aggiudicazione, ma evidentemente questa è una procedura destinata a restare nel disinteresse generale, se è vero quel che riferisce la società, che aspetta da mesi una risposta dalla Regione per i 400.000,00 euro già spesi per la caratterizzazione e per il futuro. Eppure riqualificare l’area con l’obiettivo di realizzare un polo per il potenziamento culturale, sociale e turistico della città di Pescara dovrebbe essere prioritario per chi governa Regione e Comune».
«A seguito dell’aggiudicazione dell’Avviso Pubblico per la valorizzazione dell’area Ex Fea – hanno ricostruito Blasioli e Polucci – la società vincitrice, nel 2019, ha inviato la proposta di piano di indagine per verificare “passività ambientali”, visto l’utilizzo pregresso dell’area come ex stazione di rifornimento dei mezzi della linea ferroviaria elettrica che collegavano Pescara a Penne. Nel marzo 2021 la ditta ha trasmesso la comunicazione di potenziali contaminazioni, rendendo pertanto necessario l’avvio del procedimento amministrativo per la bonifica. Procedimento che è stato avviato effettivamente il mese successivo. Da quel momento, a seguito di alcune misurazioni fuori norma su sostanze chimiche, con l’intervento dell’Arta prima e del Comune poi, il procedimento è stato ricondotto alla necessità di redigere un “Piano della Caratterizzazione Ambientale”.
A tal scopo è stata indetta nel settembre 2021 una conferenza dei servizi in modalità asincrona, in cui tutti gli enti coinvolti sono stati invitati a presentare contributi. La Regione Abruzzo, proprietaria dell’area, non ha presentato documenti, facendo quindi valere il silenzio assenso, mentre la documentazione di Arta ha fatto luce sulle responsabilità dell’inquinamento presente nell’area: “si ritiene che il quadro della contaminazione fino ad ora emerso sia riconducibile alle pregresse attività ivi svolte. In particolare i solventi possono essere legati alle attività svolte nella officina meccanica mentre gli idrocarburi alla presenza dei serbatoi interrati. Il sito è inserito in un contesto urbano e non sono note eventuali sorgenti esterne cui potenzialmente ricondurre l’origine della contaminazione da solventi clorurati”. E’ chiaro insomma che il problema sia precedente all’appalto e in mancanza di sorgenti esterne da cui origina, è chiaro che l’inquinamento dipenda dalla gestione della ex FEA, oggi di competenza della Regione Abruzzo, come del resto la proprietà dell’area. Le condizioni venute alla luce a seguito della caratterizzazione ambientale sono più gravi dell’atteso. Sono state trovate 4 cisterne piene di idrocarburi e la falda è impregnata di cloruro di ammonio. Le necessità messe in luce da parte di Arta, per procedere all’elaborazione di una corretta caratterizzazione ambientale, così come gli interventi da porre in essere per evitare che l’inquinamento presente nel sito si estenda, presentano un costo non preventivato rispetto all’avviso di valorizzazione dell’area, ma che incide molto a livello economico. Come viene riferito dall’amministratore della “Società Italiana Immobiliare” nel verbale della ulteriore seduta della Conferenza dei Servizi del novembre 2021, in cui riferisce come siano stati già spesi €. 200.000,00 per adempiere a interventi ambientali (delle cui cause però la stessa non è responsabile). Quanto sintetizzato è anche affermato dal Comune: la ditta non è tenuta per legge ad attuare la bonifica ma soltanto le misure di prevenzione. Ovviamente, qualora FEA volesse esimersi dal proseguire, il referente a cui rivolgersi diventerà a quel punto la Regione Abruzzo, che è il proprietario e responsabile».
«Ci pare questo il punto chiave della faccenda: la Regione deve intervenire – hanno concluso i consiglieri regionali – sia nel caso in cui il privato sia ancora interessato a realizzare la progettualità sia nel caso in cui non lo sia più, poiché le responsabilità appaiono chiare e perché la contaminazione c’è, ma soprattutto per evitare che la stessa si estenda. La Regione Abruzzo stanzi subito queste risorse, magari attingendole anche da quelle stanziate nel PNRR per la bonifica dei siti orfani, e si riavvii l’iter per una piena riqualificazione di un’area da troppo tempo in condizioni di degrado, e che in questo momento non può nemmeno essere utilizzata come parcheggio. Chiediamo questo e non vogliamo che la situazione si risolva con la concessione di altre volumetrie al soggetto che ha vinto a compensazione degli ulteriori oneri che la ditta dovrebbe sopportare, perché il progetto che ha vinto non le prevedeva e perché il carico urbanistico della zona, già pesante, ne verrebbe compromesso».
«Questa vicenda è la testimonianza che i selfie non bastano, e che dopo gli annunci bisogna essere in grado di portare avanti il lavoro – hanno aggiunto i consiglieri comunali Piero Giampietro, Francesco Pagnanelli, Marinella Sclocco e Mirko Frattarelli – mentre la rinascita dell’ex Fea, attesa per decenni, ora è ferma perché le istituzioni non se ne stanno più occupando. Il Comune di Pescara deve uscire dal silenzio nel quale è piombato appena è spuntato il primo problema, ed anzi avrebbe dovuto da mesi essere in prima fila in Regione per chiedere di rispondere alle richieste della società vincitrice, visto che il caso ormai mesi fa è stato persino discusso in commissione Cultura, dunque tutti a Palazzo di città sono consapevoli dei problemi riscontrati ma non hanno fatto assolutamente nulla per evitare l’insabbiamento di questo intervento. È il momento che si sveglino sull’ex Fea».