Un utente in merito all’Ud’A

UdA

Una segnalazione di un lettore in merito all’Ud’A. La lettera

Ritengo inammissibili le dichiarazioni rilasciate dal Rettore Carmine Di Ilio e riportate nell’articolo di stampa pubblicato mercoledì 22 luglio (da Voi rilanciato), su un quotidiano nazionale. Alla richiesta degli estensori dell’articolo relativa alla proroga del contratto per il Direttore Generale Filippo Del Vecchio, e al suo coinvolgimento in fatti giudiziari ormai noti, il Rettore afferma testualmente “Ripeto non me frega un c…o.! Se avesse avuto la condanna penale lo avrei tenuto ugualmente”.
Contesto fermamente i toni usati da Di Ilio, ma soprattutto il senso della sua affermazione. Mi chiedo : come può, il più alto rappresentante di una Università, Istituzione culturale, educativa e formativa per eccellenza, dare uno schiaffo così forte al valore etico, al rispetto della legalità e al rispetto per tutte le componenti della comunità universitaria e al lavoro degli intervistatori, a cui esprimo la mia più totale solidarietà, ritenuti secondo lui al soldo di qualcuno (“Fai parte di quelli che prendono i quattrini qua”?).

Le vicende che interessano l’Ateneo “G. d’Annunzio”, hanno purtroppo fatto scrivere, nell’ultimo anno, pagine e pagine di una cronaca umiliante e ingiusta per chi ha a cuore il destino di questa Università (dalla sospensione dell’IMA, non ancora ripristinata, all’inasprimento della conflittualità interna, fino al deterioramento delle corrette relazioni sindacali, solo per citare alcuni esempi).

Sottolineo la perdita di autorevolezza da parte del Rettore nel rispondere come riportato, passando direttamente ad un autoritarismo che non è degno della funzione che è chiamata a svolgere l’Università.

Chi ha l’onore e l’onere di ricoprire un così alto incarico, all’interno della comunità universitaria, nonostante il gravoso lavoro che è chiamato a svolgere non può “perdere la bussola” come un qualsiasi soggetto. Meglio sarebbe stato, se invece di rispondere in modo sguaiato il Rettore avesse rinunciato all’intervista dall’inizio. Inoltre, il Rettore dovrebbe sapere che un giornalista è libero di fare le domande che ritiene opportune per la conoscenza dell’argomento trattato e come giustamente ha dichiarato il Dott. Stefano Pallotta, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo, : “più che insegnare ai giornalisti a fare domande, dovrebbe (il Rettore) saper dare risposte, quantomeno con un tono consono all’intellettualità che gli è stata riconosciuta”

l’Accademia che opera e lavora all’interno della “G. D’Annunzio”, possibile che fino a oggi non abbia avuto nulla da dire? Il Senato Accademico (cui spetta per Statuto sfiduciare il Rettore) e il Consiglio di Amministrazione quale posizione prenderanno su tali gravi affermazioni?

Personalmente, sia come dipendente universitario che prima ancora come cittadino della Repubblica Italiana, che con le proprie tasse finanzia anche l’Università di Chieti-Pescara, non ho dubbi (e con me tanti/e Colleghi e Colleghe) ritengo , che per tutelare l’Istituzione Universitaria nella quale tutti operiamo, si rende necessario un passo indietro del Rettore. Il suo comportamento ha leso in maniera grave l’immagine e la credibilità di tutta l’Università degli Studi “G. D’Annunzio”.

 

Antonio Pellegrini, dipendente Ud’A