Tre scheletri ritrovati in un sotterraneo davanti all’altare del Duomo dell’Aquila e che potrebbero appartenere a tre alti prelati. Per ora un mistero la loro identità, su cui si pronunceranno i paleontologi, ma la curia spera si tratti dei resti di uno dei santi patroni della città, San Massimo d’Aveja.
Un ritrovamento che fa sperare soprattutto gli ambienti della Curia del’Aquila, i quali si augurano che si tratti dei resti di San Massimo d’Aveja, patrono della città dell’Aquila insieme a San Giorgio. Ma di certezze da questo punto di vista non ce ne sono ancora. Risposte più precise e puntuali sui resti dei tre uomini ritrovati in un sotterraneo davanti all’altare maggiore della cattedrale di San Massimo, in piazza Duomo, potranno arrivare nelle prossime settimane soltanto dopo gli esami e le indagini degli archeologi paleontologi della Soprintendenza e della Curia.
Non resta dunque che aspettare per conoscere l’identità dei tre individui, ritrovati tre mesi fa dagli specialisti del Mibac, nel corso dei sondaggi propedeutici ai lavori di ristrutturazione e recupero della Cattedrale di San Massimo, finalizzati a individuare eventuali murature preesistenti e per sondare la solidità delle fondazioni. Si tratterebbe di tre alti prelati, vescovi probabilmente. Una scoperta che costituisce una sorpresa sino a un certo punto, come spiega il rup, il responsabile unico del procedimento per il restauro del Duomo Claudio Finarelli, perché prima degli editti napoleonici dell’Ottocento si era soliti seppellire i prelati all’interno delle chiese. I corpi sono arrivati fino a oggi in buone condizioni, mummificati. Circostanza – quest’ultima – che fa presupporre una datazione piuttosto recente.
Il servizio del Tg8