Quattro italiani rapiti in Libia, nella zona di Mellitah, nei pressi del compound dell’Eni. Il legame con l’Abruzzo è la ditta con cui lavorano, la Bonatti, del gruppo “Di Vincenzo”.
I quattro sarebbero stati “prelevati” la sera di ieri a Zuaia, città sotto il controllo delle milizie islamiste che appoggiano il governo ufficiale di Tripoli, a nord-ovest del paese nordafricano, “mentre stavano rientrando dalla Tunisia”, come riferisce l’agenzia di stampa locale Afrigate. ll rapimento è confermato dalla Farrnesina che non ha ancora reso note le generalità dei rapiti.
La ditta Bonatti ha sede a Parma ma è controllata dal gruppo Igefi di proprietà della famiglia Di Vincenzo di Pescara. Gestisce oltre 6 mila dipendenti in 14 Paesi, dal Messico al Nord Africa, dall’Arabia al Kazakhstan. In Bonatti la forza lavoro italiana è del 5% del totale, agli europei vengono solitamente affidate le funzioni direttive con lo staff di cantiere, dagli ingegneri ai progettisti, di svariate nazionalità. In Libia, dove svolge assistenza e manutenzione alla stazione di compressione che manda gas in Italia, nei mesi caldi della caduta di Gheddafi, l’azienda ha dovuto far evacuare il personale, ma nel settembre 2011 era tornata operativa.
Per il ministro degli esteri Paolo Gentiloni è difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento. Gentiloni precisa che l’Unità di crisi della Farnesina sta lavorando con urgenza e con l’intelligence.”L’Unità di crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti”, dice. “Come noto in seguito alla chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del Paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia”.