Puledri, vitelli, pecore: decine di animali uccisi dai lupi e rimborsi che arrivano a passo di lumaca o che non arrivano affatto. Per gli allevatori tutto si esaurisce in “miseri” acconti da parte della Regione Abruzzo. L’assessore Imprudente spiega le azioni e i progetti a cui la Regione sta pensando già a partire dall’autunno.
Portare avanti un mestiere come quello dell’allevatore e dell’agricoltore oggi non è affatto semplice, soprattutto quando le colture, i pascoli e le aziende agricole sorgono al confine con un’area protetta o con un Parco nazionale e la fauna selvatica è tutelata. Troppe le competenze e le responsabilità che s’intrecciano, confusi i confini dei controlli. Gli allevatori si sentono soli: da Tornimparte a Lucoli, Aragno, Pescasseroli, Goriano Sicoli, Scanno. Decine di migliaia di euro che vanno in fumo ogni anno mettendo in pericolo l’esistenza delle aziende. Tante in queste settimane le voci che si aggiungono a quella del vice sindaco di Pescina Tiziano Iulianella, allevatore, che il 9 luglio protestò con uno sciopero della fame davanti alla sede aquilana del consiglio regionale contro i gravi ritardi con cui la Regione paga i danni subiti dalla categoria.
Metter mano alle esigue casse regionali per distribuire i rimborsi non basta e non può essere sufficiente, come spiega l’assessore regionale all’Agricoltura Emanuele Imprudente, anche perché la Regione non ha risorse, Occorrono azioni più ampie, collettive e complessive, a livello locale e anche nazionale, dal piano faunistico venatorio della Regione, ai piani nazionali di contenimento nelle aree protette, fino alla legge nazionale sulla caccia.
Il Servizio del Tg8: