Il sindaco di Pescara, Carlo Masci, spiega al Tg8 quali sono i passaggi amministrativi che porteranno alla decisione finale del governo, coinvolto con i ministeri di competenza, per l’arrivo dei militari in città, chiamati a garantire maggiore sicurezza dopo l’incremento degli episodi di violenza soprattutto tra i giovani
Dopo il via libera del consiglio comunale di Pescara alla richiesta di presidi militari in città per contrastare i tanti episodi di violenza registrati negli ultimi mesi, ora la parola spetta al governo con i ministeri di competenza coinvolti, attraverso una serie di passaggi amministrativi:
«La delibera approvata dal Consiglio non prevede solo l’intervento militare, che sarà valutato ed eventualmente deciso dai Ministeri competenti», dichiara il sindaco Carlo Masci, «ma anche un’altra serie di passaggi che prevedono una richiesta di incremento di organico delle forze dell’ordine e un’elevazione della Questura di Pescara, in una città che non è solo la più popolata d’Abruzzo in quanto a numero di residenti, ma anche la più frequentata».
Dall’omicidio di Christopher Thomas Luciani alla sparatoria dei giorni scorsi davanti al Maja: preoccupa in città l’esplosione di violenza soprattutto tra i giovanissimi, ma mentre il governo cittadino è impegnato a portare avanti la richiesta di intervento militare, le opposizioni si dicono contrarie. «Con l’esercito a Pescara il Comune ammette il proprio fallimento», tuona con una nota il Partito Democratico, che già ieri aveva espresso perplessità per bocca del deputato Pd Luciano D’Alfonso, appellatosi al Prefetto.
«Chiedere l’esercito non è solo l’ammissione di un concreto fallimento del proprio operato e della vulnerabilità sempre negata di Pescara sul fronte della sicurezza», dichiarano oggi Antonio Di Marco e Marco Presutti, consiglieri regionale e comunale del Pd, «ma è soprattutto una resa. Dopo la morte del giovane Christopher ci sembra che non sia cambiato nulla rispetto agli impegni presi con la città due mesi fa, dopo quel terribile omicidio e non sarà certo l’esercito a risolvere un problema che ha sfaccettature non solo di ordine pubblico, ma anche sociali e culturali. Serve un’azione che non abbiamo visto concretizzarsi in questi ultimi anni nonostante i tanti annunci», concludono i due dem.
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