Coronavirus Paraciclismo – Addesi e il rinvio di Tokyo 2020

Anche lo sport paralimpico non è stato risparmiato dalla pandemia del coronavirus che ha portato allo slittamento delle Paralimpiadi di Tokyo nel 2021 così come tutto lo sport in generale. Il pensiero dell’azzurro Pierpaolo Addesi.

Quest’anno è tornato tra le fila del sodalizio di Roseto degli Abruzzi l’azzurro del paraciclismo Pierpaolo Addesi che dovrà attendere un anno per rappresentare non solo l’Italia ma anche l’Abruzzo nella massima rassegna sportiva paralimpica.

Per Addesi il 2020 è iniziato con il Mondiale su pista a fine gennaio in Canada a Milton. Il cammino di preparazione è proseguito con le corse su strada tra Abruzzo e Molise (Trofeo Carnevale a San Salvo, Lu Callarò d’inizio stagione a Giulianova, Memorial Lello Pasqualini ad Alba Adriatica e Fondo Molisana a Termoli) e si è bruscamente interrotto da alcune settimane dato che il suo programma prevedeva la partecipazione alle prove di Coppa del Mondo, ai Mondiali in Belgio e alle Paralimpiadi in Giappone con la nazionale italiana di paraciclismo di Mario Valentini, il cittì più titolato al mondo che ha un legame speciale con l’Abruzzo e il Team Go Fast dopo i tanti ritiri condivisi positivamente con tutta la nazionale azzurra tra Rovere, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Pescara e Francavilla al Mare.

Addesi in carriera ha ottenuto svariati titoli italiani su strada, una medaglia di bronzo ai Mondiali su strada a Maniago nel 2018 e un settimo posto di tutto rispetto nella gara in linea alle Paralimpiadi di Rio nel 2016.

“E’ solo tutto rinviato di un anno, si allungherà la preparazione – afferma il corridore di Torrevecchia Teatina -. Andremo a finire un po’ in avanti con la ripresa delle gare. Una scelta doverosa e giusta rinviare le Paralimpiadi di Tokyo. Ci troviamo nella fase più critica di questa emergenza ma ci auguriamo che tutto possa terminare il prima possibile. A Tokyo con ogni probabilità ci sarò insieme alla nazionale italiana con la stessa grinta e la determinazione di sempre. Ci alleniamo a casa, restiamo a casa per dedicare il nostro tempo alla famiglia e per il bene di tutti. Il pensiero va a chi è colpito da questo nemico invisibile e dovrà lottare a lungo per guarire. In questo momento di tristezza, però, potrò gioire fra qualche mese quando diventerò padre di una bambina di nome Chiara”.

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