Quasi cinquecento tesserati dalla scuola calcio fino ad arrivare alla prima squadra in Eccellenza. Tre diverse matricole. Un mondo in pieno fermento, anche oltre il calcio. La community sportiva pescarese della Folgore Delfino Curi Pescara è una delle realtà più impegnate in questi mesi nell’attuazione della Riforma dello sport, che sta stravolgendo la vita delle società sportive dilettantistiche. In prima linea c’è Alberto Agresta, uno dei soci fondatori della Curi, presidente e responsabile del settore economico-amministrativo della società.
“Cos’è cambiato con la riforma? E’ stata uno shock perché si è passati da un regime ad un altro all’improvviso – spiega Agresta, un passato da portiere e un presente da commercialista – . Credo che questa esigenza del Governo sia nata dopo l’emergenza Covid, in cui non è stato possibile definire con precisione le collaborazioni in occasioni dei contributi ai collaboratori del mondo dello sport, assegnati poi a pioggia un po’ per tutti. Da lì si è cercato di tutelare il lavoratore sportivo e renderlo riconoscibile a livello legale e fiscale. L’intento è meritevole, ma – ripeto – è stato uno shock per le piccole realtà che ora si trovano ad avere a che fare con veri e propri dipendenti, mentre prima c’erano persone che venivano al campo anche a titolo gratuito o quasi”.
Agresta è impegnato sul fronte Riforma dello sport da diversi mesi: in pochi hanno preso dimestichezza con la nuova materia come lui in questo periodo.
“Lo scorso inverno, capendo quello che stava per accadere, sono stato delegato dalla società per seguire vari corsi, essendo un professionista del settore – racconta – . Durante la primavera e l’estate abbiamo studiato la normativa, ora cerchiamo di applicarla cercando di fare meno danni possibili (risata, ndc). Prima le società erano un giocattolo, ora invece le asd sono diventate aziende e ci vuole professionalità. Da solo non potrei gestire il tutto: per fortuna ho persone preparate, come Sandro Spinozzi e Roberto Sara, che mi assistono. Cerchiamo tutti di venirci incontro. Abbiamo nuove problematiche che fino a sei mesi fa non esistevano. Serve ancora tempo per sistemare tutto e tutti”.
Un vero e proprio lavoro per Agresta dietro la scrivania del club.
“Prima mi occupavo sia della parte tecnica che di quella amministrativa, a cui dedicavo pochissimo tempo. Bastava di dare un’occhiata una volta al mese, al massimo. Oggi della parte tecnica non riesco più ad occuparmi, talmente tante sono le cose da fare a livello gestionale. C’è qualcosa da risolvere ogni giorno. Abbiamo anche altre braccia operative, per fortuna, ma la parte tecnica – che mi piace molto – è impossibile da seguire. A malapena riesco ad andare al campo la domenica…”.
Il futuro della Folgore Delfino Curi Pescara può essere anche più importante di questo prestigioso presente?
“Abbiamo figure professionali giuste e avanzate, e anche dal punto di vista tecnico non ci manca nulla. Penso che l’ultimo step sia avere una struttura più grande e totalmente a disposizione. Se avessimo anche questa, davvero potremmo compiere un altro passo importante. La cosa simpatica è che noi non ci assegniamo compiti, ma riusciamo a occupare gli spazi d’interesse autonomamente, senza forzature e senza sovrapporci. Quello che sta accadendo è tutto frutto di una naturale vocazione di ognuno di noi”.
Così è nato un vero e proprio “stile Curi”:
“Sì, secondo me siamo unici. In Abruzzo sicuramente, non so se in Italia c’è qualcuno che fa cose che facciamo noi. Antonio Martorella per questo è il numero uno. I calciatori non sono tutti “ciuchi”, ma possono essere culturalmente elevati, studiare e diventare ottimi cittadini. Quello che noi vogliamo. Che i nostri ragazzi abbiano un’apertura mentale diversa. Spero che altre realtà ci seguano perché un ragazzo che fa sport è sempre migliore di uno che sceglie di non farlo. La mia esperienza personale nello sport è stata positivissima, per la crescita personale e sociale. Da genitore sono felice di far parte di questa società, ma so che anche altri genitori dei nostri ragazzi lo sono”.