Una lunga carriera sui campi di mezza Italia, da trequartista dai piedi fatati, prima di iniziare una nuova vita in panchina. Con la mission d’insegnare il calcio e i suoi valori ai più giovani. Fabio Tiberi è un volto nuovo in casa Curi
A lui il presidente Martorella ha affidato, ma è più corretto dire ri-affidato, dopo cinque anni, una panchina della sua scuderia. Il tecnico pescarese quest’anno guida i 2009 sotto età nel torneo regionale Under 17. Un avvio scintillante, con la vittoria rotonda nel derby di famiglia contro i 2008. Solo l’inizio di un progetto biennale in cui proverà a portare i suoi ragazzi sul trono d’Abruzzo entro il 2026.
“Sono stato molto contento di ricevere la chiamata da Antonio Martorella per tornare ad allenare i ragazzi della Curi”, dice Fabio Tiberi, un passato importante nei professionisti negli anni ’90. “Dopo una prima esperienza con questa società, avevo provato ad allenare una prima squadra. Ma è stata una delusione. Così sono stato fermo per qualche anno, fino a qualche mese fa… Tornare nel settore giovanile era quello che volevo. Farlo qui, in un club che storia e valori importanti, è una bellissima soddisfazione”.
Tiberi è partito forte. Ma il risultato, almeno in questa prima stagione, non sarà un assillo.
“Alleno un gruppo di ragazzi promettenti, ma che quest’anno gioca sotto età. Con tutte le difficoltà che questo comporta, anche per un gap fisico, normale a quest’età tra i ragazzi. Cosa dico ai miei giocatori? Di giocare a calcio, cercare di dominare il gioco, fare la partita, avere il possesso del pallone. Si è perso, soprattutto nei vivai, il gusto di insegnare questo ai ragazzi”.
Dall’alto della sua esperienza, quali sono gli insegnamenti che rivolge ai suoi giocatori?
“Voglio che capiscano quanto sia importante questa fase della loro vita, non solo sportiva. Chiedo attenzione alle regole, all’alimentazione, alle rinunce, ai sacrifici. Solo così si diventa atleti. Loro tra due anni capiranno fin dove potranno arrivare nel calcio. E’ questo il momento decisivo per chi vuole diventare un atleta”.
Tiberi fantasista del Chieti in serie C1, della Maceratese in C2, poi del Mosciano in serie D e a Notaresco in Eccellenza. Sempre mettendo il suo marchio di qualità in campo.
“Ho vissuto anni bellissimi, dal ’90 al 2003, nonostante un grave infortunio che mi ha tenuto fuori per due anni. Ho vinto campionati e fatto esperienze importanti. Il mio maestro? Mario Cantarelli, ai tempi dell’Ursus, negli anni ’80: mi ha insegnato che senza i sacrifici non si va da nessuna parte. Una lezione che porto sempre dentro gli spogliatoi in cui alleno”.