La favola di Ferrante, da Arsita all’Adriatico con la Recanatese: “Un sogno sfidare il Pescara”

La piccola Arsita, 800 abitanti, pronta ad “invadere” l’Adriatico con oltre trenta persone sugli spalti per assistere ad una partita storica. C’è un compaesano, Edoardo Ferrante, 32 anni, in campo contro il Pescara. Un bel conflitto per la cittadina della Val Fino, da sempre culla di tifosi biancazzurri sfegatati in terra teramana. questa domenica, però, saltano gli schemi: nella Recanatese c’è il difensore centrale arsitano, che è anche presidente della locale Pro Loco, e bisogna tifare anche per lui.

Ferrante ha giocato solo una volta in carriera contro il Pescara, con la maglia della RC Angolana, in amichevole, nell’estate del 2011, contro la squadra di Zeman e dei fenomeni Verratti, Immobile & co. Domani sarà la prima volta in una partita ufficiale, ma anche la sua prima volta da calciatore sul prato dello stadio Adriatico.

Il barbuto centrale dei marchigiani, quarta stagione a Recanati, seconda in C con i giallorossi, sente particolarmente questa vigilia. “Essendo nato in provincia di Teramo, ho sempre seguito il Teramo e il Giulianova. Il Pescara per me era come il Milan, il riferimento di tutti in Abruzzo – racconta Ferrante – . Da ragazzino andavo spesso a vedere le teramane, ma all’Adriatico, nelle partite importanti, non mancavo mai, con la mia famiglia. Ricordo l’emozione della finale play-off contro il Verona… In quello stadio non ho mai giocato, e mai avrei pensato che sarebbe successo. Magari dall’esterno non si vedrà perchè riuscirò a mascherare bene la cosa, ma sento questa partita: vivrò un sogno che non avrei mai immaginato di realizzare in carriera. In questo campionato affrontiamo Perugia, Cesena e altre, tutti squadroni. Ma da abruzzese, giocare contro il Pescara ha tutto un altro fascino”.

Edoardo ha iniziato a giocare a calcio nella Valfino, la società del paese, prima di passare al Penne, a 16 anni, in Eccellenza. “L’allenatore era Fabio Montani. non giocai mai, ma mi servì tantissimo quesll’esperienza. L’anno successivo invece il tecnico era Mirko Di Pietro, recentemente scomparso: conservo un bel ricordo anche di lui”, racconta Ferrante, che da under è poi volato in serie D con la Sant di Cappellacci: “Era una squadra fortissima, con Bucchi, Laboragine e altri grandi giocatori per la categoria”. L’anno successivo il passaggio alla RC Angolana: “Due stagioni in serie D, sempre da under, in cui ho sempre giocato”. Le prestazioni a Città Sant’Angelo gli valgono la prima chiamata in C della carriera, con L’Aquila. E l’incontro con Giovanni Pagliari. “Non giocai mai a causa di un brutto infortunio. Tornai in D, a Giulianova, e ritrovai la serie C con la Fermana, vincendo un campionato nel 2017 e guadagnando la conferma nei Pro nel torneo successivo”. Poi ancora Giulianova, Avezzano e Montegiorgio, prima di ritrovare Pagliari, nel 2020, a Recanati. “E’ la mia quarta stagione qui, con Pagliari abbiamo vinto la serie D e stiamo facendo grandi cose”. Dopo Giacomo Leopardi, la prossima statua in piazza sarà per Ferrante? “Prima dovranno farne una a Sbaffo, poi a me…”, scherza il difensore abruzzese.

Ferrante pensa a come fermare il tridente di Zeman. “Come si fa? Ci si fa il segno della croce, sperando che sbagli il più possibile, come ogni tanto accade. L’obiettivo è limitare i danni il più possibile, non prendere palloni alle spalle e non subire i tagli degli esterni e dei centrocampisti”.

Pagliari non ha dato ordine di chiudersi a riccio a caccia di un punticino… “Non sapremmo farlo: se ci chiudessimo, prenderemmo gol al cento per cento. Se pensiamo a difenderci è la fine. Il mister ci chiede di giocare il pallone e provarci sempre. Poi, nel finale, può anche succedere se il risultato è favorevole. Ma significherebbe comunque snaturarci”.

In caso di vittoria all’Adriatico, niente taglio di barba: “Impossibile per ora, mi fa sembrare un po’ intellettuale e un po’ un duro in difesa…”, ride Edoardo. E allora? “Come sempre, arrosticini per tutti”. A portarli ci penserà la delegazione in arrivo allo stadio da Arsita. “in paese tifano tutti per il Pescara, avere un loro compaesano che gioca contro i biancazzurri creerà un conflitto cittadino. ma anche per loro è un sogno, come per me”.