Serie D L’Aquila – Sul campo i rossoblu vanno a gonfie vale. Ma ora la società non può più giocare a nascondino
Quattro gol al Fabriano, doppietta di Boldrini e zona play off a portata di mano. La squadra in campo strappa applausi, gioca un bel calcio e diverte quei pochissimi che hanno deciso di non dare importanza alle questioni societarie e che vanno allo stadio a godersi 90′ di buon calcio. A proposito di questioni societarie. Il termine ultimo per l’approvazione del bilancio è il 28 febbraio. Da quanto ci risulta l’amministratore Miani sta facendo un lavoro scrupoloso e porterà all’approvazione senza sconti un documento con una perdita di circa un milione di euro. Che non sono i circa 1 600 000 presentati dall’ex Ranucci ma neanche il 5/600 000 pensati dalla proprietà. E sarà un passaggio chiave per capire le reali intenzioni dell’Aquila calcio. Chiodi ricorda ogni volta che la società sta pagando il debito vecchio e che ogni mese viene saldata una rata del debito verso l’erario. Ci mancherebbe, aggiungiamo noi, l’iva è penale e quindi ogni rata è pagata scrupolosamente. Il come e il perchè però si capirà proprio con l’approvazione del bilancio. La legge dice che occorre ripianare subito il 25% delle perdite. Quindi servirebbe immediatamente un’iniezione di denaro fresco di circa 250 000 euro. Il resto con un piano di rientro. Se la società ha davvero intenzione di riprogrammare un futuro deve pagare. Altrimenti è fallimento e suonerebbero strane le rate pagate con costanza in questi mesi. Perchè pagare un debito pregresso se poi non si va avanti? Risposta piuttosto evidente. C’è di più. Perchè aspettare il 31 maggio ( dunque qualche mese di dilazione non anni) per pagare con punti di penalizzazione le vertenze dei calciatori per iscriversi al campionato quando pagandole entro trenta giorni dal dispositivo emesso dal secondo grado di giustizia si eviterebbero le penalizzazioni? Il 28 febbraio chiarirà, definitivamente, se si sta giocando a nascondino o se c’è la volontà di ripartire con il calcio in città. Certo, fallire nel più grande cantiere d’Europa sarebbe l’ennesima barzelletta raccontata ad una piazza stanca di soffrire.