Serie D L’Aquila – Amarezza dopo il pari con l’Arzachena ma il bicchiere è mezzo pieno. E il futuro non può che sorridere a meno che…
Il pari casalingo contro l’Arzachena da un lato ha lasciato l’amaro in bocca ma dall’altro ha regalato una partita così bella da strappare applausi a 360°. Un calcio bello, propositivo ed avvolgente che fa passare in secondo piano ( ma non annulla) la rabbia per una classifica bugiarda ma non compromessa del tutto. Senza voler entrare nello specifico su determinate situazioni ( Salvetti è mentalmente bloccato, che giochi Farroni!), è giusto analizzare cosa non è andato in stagione fino a questo punto e lanciare uno sguardo al futuro. Diciamolo subito. Massimo Morgia e tutto lo staff non devono essere messi in discussione, al contrario devono essere considerati una risorsa indispensabile per il futuro del calcio aquilano. Spieghiamo perchè. Anzitutto per i valori portati in una città ferita, per la qualità del calcio visto e per aver saputo mettere al centro dell’attenzione il settore giovanile con giocatori che sono in pianta stabile in prima squadra. Qualcuno potrebbe obiettare: la classifica dice che il progetto tecnico non è vincente e L’Aquila in D deve solo vincere. Falso. E per tanti motivi. Prima parte di stagione: l’idea nuova di calcio è stata, giustamente, assimilata con difficoltà e il calendario non ha certo aiutato. Poi la squadra ha ingranato e nonostante sfortune ed episodi negativi è arrivata a fine girone di andata a -1 dal Monterosi. Ed ecco che si è manifestata la seconda e ben più grande fase negativa. Un mercato sontuoso vanificato da una incredibile serie di infortuni: Ranelli prima, Peluso ad Ostia e Mallus ieri. Infortuni dal peso specifico notevole se consideriamo che Peluso era arrivato per fare gol e Mallus per blindare la difesa ( zero gol subiti a Ostia e con il Rieti, incertezza difensiva senza l’ex Ancona per il gol di Branicki) e se a questo aggiungiamo un mese di non allenamenti causa neve e qualche sussulto extra calcistico noto da decenni a L’Aquila a gennaio, la risposta è servita. Ma tecnicamente abbiamo apprezzato un calcio bello, coinvolgente e fatto di valori. C’è di più. Il coinvolgimento attivo e redditizio di Massimo Morgia nel settore giovanile ideato e voluto da Murizio Ianni e Fabrizio Rossi. Sieno, Diktevicius, Esposito, Di Crosta, Ruggini e tanti altri talenti pronti ad esplodere: mai era successo a L’Aquila. Questo si chiama progetto. L’immediato futuro impone di credere nella vittoria del campionato. Il domani impone di blindare Morgia, Battisti, Ianni e tutto lo staff tecnico per programmare un calcio che sta piacendo tanto. Migliorare? Certo. In cosa? Trovando chi possa dare una mano vera a Chiodi, Mancini e Cipriani che vanno solo applauditi. Di pseudoaiuti destabilizzanti che servono solo a rovinare un progetto bello se ne può fare a meno. L’ambiente? E’ difficile, complicato da capire ma anche avvolgente e passionale. Il tifo aquilano sa fare la differenza! Che gli addetti ai lavori lo apprezzino! Ma anche il pubblico deve capire che fischiare Nohman durante una partita decisiva che vale una stagione è un autogol tanto simile a chi promette aiuti e poi destabilizza. Un fischio in meno al Nhoman di turno, una critica in più a chi vuole male all’Aquila fingendo di volergli bene.